Una narrazione moderna dopo Caravaggio

Le 7 opere di misericordia secondo Andrea Mastrovito

Le 7 opere di misericordia secondo Andrea Mastrovito
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Dalla grande spettacolare Crocifissione su quinte di vetro della Chiesa dell’ospedale nuovo di Bergamo all’immagine simbolo per il Giubileo dei Giovani. In mezzo tante apparizioni ad alcune tra le più importanti fiere d’arte contemporanea nel mondo. È il curriculum recente di Andrea Mastrovito, lanciatissimo artista bergamasco, che oggi ha lo studio a New York. Di lui si era parlato un po’ maldestramente quando era uscita la notizia che per il volto del Cristo nella chiesa dell’Ospedale aveva messo in posa il capo ultras dell’Atalanta, il popolarissimo Bocia. Oggi si deve tornare a parlare di lui perché è forse il primo artista dopo Caravaggio a rappresentare le Sette opere di misericordia.

 

manicotto finale - Copy (2)È stato don Michele Falabretti, bergamasco responsabile della Pastorale giovanile della Cei, ad arruolarlo con una scelta molto innovativa ed intelligente. Mastrovito innanzitutto è artista che ha un linguaggio certamente affine al pubblico giovane. Un linguaggio avvincente, che fa propria la grinta grafica dei fumetti. Mastrovito è poi uno a cui piacciono le sfide: e quella di raccontare le sette opere di misericordia ai ragazzi del 2016 è certamente una bella sfida. Racconta don Falabretti: «Quando glielo abbiamo proposto lui ha detto subito di sì. Non gli abbiamo messo paletti né dato condizioni. Lui con molta umiltà ci ha mandato una prima bozza del lavoro per avere un nostro parere. Gli abbiamo detto subito che di andare avanti». Il risultato è una lunga incisione, come un fregio narrativo, in cui le sette scene sono collegate da quattro fili. È lo stesso Mastrovito a spiegarne il senso: «I quattro fili diventano sia le corde da equilibrista su cui chi, con coraggio, cammina operando misericordiosamente, sia i mezzi tramite i quali le sette opere di misericordia vengono compiute».

 

[Dar da bere agli assetati e dar da mangiare agli affamati]

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Ma i fili hanno anche un’altra funzione, in quanto l’immagine di Mastrovito è stata stampata sulle bandane che sono state distribuite a tutti i ragazzi e che sono diventate un po’ il simbolo della giornata.  «L’idea», continua l’artista, «è stata quella di far correre i fili lungo tutto il manicotto di modo che, una volta arrotolato attorno al capo, diventino degli anelli, quindi diano circolarità al tutto. Il filo (simbolo di unità, di legami) è il protagonista di ogni scena, sia sostenendo i personaggi che diventando in tutti i casi elemento portante dell’opera di misericordia in questione».

 

[Curare gli infermi e visitare i prigionieri]

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Naturalmente la narrazione è stata trasferita nella modernità. Così il dare rifugio ai pellegrini è rappresentato in rapporto ai migranti, mentre nel dar da bere agli assetati entra in scena lo stesso Mastrovito, che aziona un pozzo per i bambini di un paese povero. Spiega l’artista: «Ogni singola immagine è carica di significati simbolici, dal “disegnare” il cibo e l’acqua richiamo all’atto creativo e quindi alla creazione – al cucire vestiti/persone col filo della vita stessa, dal seppellire i morti che qui è reinterpretato riprendendo la Deposizione del Cristo di Caravaggio. C’è poi una scena di recupero di un corpo di profugo da parte della protezione civile. Il visitare i prigionieri l’ho reso con il gesto di  tagliare le corde che rendono prigionieri. Il curare gli infermi invece è un malato portato sulle spalle da un sano: cioè racconta la cooperazione tra portatore (sano) e portato (“malato” in questo caso) per mantenere un equilibrio nella vita».

 

[Alloggiare i pellegrini]

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L’iniziativa non poteva non piacere a papa Francesco, che la sera del 23 aprila allo Stadio Olompico ha fatto un cenno al valore della bandana che i ragazzi avevano tra le mani.

 

[Vestire gli ignudi e seppellire i morti]

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Ecco le immagini dei ragazzi con la bandana sulla quale era stampata l'immagine di Mastrovito e il filmato in cui l'artista spiega la sua opera.

 

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