L'inaugurazione il 7 ad Alassio

Parolini torna con il suo Vitruviano (è soffocato dalla "nostra" plastica)

Parolini torna con il suo Vitruviano (è soffocato dalla "nostra" plastica)
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Un progetto artistico profondo e articolato, utile a rinnovare, reinterpretare e, soprattutto, attualizzare l’anelito di perfezione del Vitruviano di Leonardo da Vinci. Viene inaugurata sabato 7 settembre alle 21 ad Alassio (Savona), presso la galleria “Arte è Kaos”, la mostra personale Beauties 2.0 dell’artista bergamasco Ivano Parolini, che per l’occasione completa un percorso avviato sin dalla scorsa primavera con un intrigante “site specific” realizzato a Milano nella zona del Naviglio Grande.

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In riviera Parolini, 42 anni di Gandino, interpreterà “in tempo reale” in chiave pittorica alcuni scatti fotografici, avvalendosi della collaborazione della modella Elena Siri e del fotografo Gabriele Lupo. Sulle coste del mar ligure troverà compimento il progetto Il Vitruviano, teso alla rivisitazione della celeberrima opera di Leonardo da Vinci. La lettura di Parolini, che si è avvalso del magistrale apporto fotografico di Marco Presti, vuole provocare le coscienze degli uomini che «nonostante rincorrano la perfezione nell’esistenza, si trovano ora di fronte alla sfida della sostenibilità. L’ambiente sta soffrendo - aggiunge l’artista - per l’uso poco consapevole di materiali inquinanti. Il mio Vitruviano è nato non per caso a ridosso di una grande metropoli, produttrice di ingenti quantità di rifiuti. Essi attraverso l’acqua arrivano fino al mare e alle sue coste. Proprio qui l’uomo si trova avvolto da un bozzolo (non a caso di plastica), simbolo di un cambiamento sempre più urgente e indifferibile. Solo una reale presa di coscienza del proprio agito e una trasformazione delle abitudini errate in buone prassi, si può dar vita a un’epoca di cambiamento, in modo da trasformare il bozzolo in crisalide». Ecco allora le immagini che imbavagliano il senso plastico leonardesco in una selva di filamenti, con una intricata silenziosa richiesta d’aiuto della natura, del mondo e, soprattutto, dell’uomo.

Vitruviano studio 1, 60 cm x 80 cm 2019 (2)
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Vitruviano studio 2, 60 cm x 80 cm 2019
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Vitruviano studio 3, 32 cm x 45 cm 2019(1)
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Vitruviano studio 4, 39 cm x 49 cm 2019(1)
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«Il corpo umano - scrive Susanna Bianchini nel testo critico - è perfezione. È inscrivibile sia in un cerchio che in un quadrato, figure geometriche considerate perfette. Dalla proporzione magistrale tra falangi e dita fino agli inspiegabili meccanismi degli organi interni, la creatura umana è ed è sempre stata fonte inesauribile di studio e ammirazione. Lo sapeva Vitruvio, che ha narrato come i greci costruissero sul corpo umano le misure delle parti che costituiscono il Tempio; lo sapeva Leonardo Da Vinci, grande genio del Rinascimento che si dedicò a studiare l’anatomia spinto dalla curiosità e dallo scetticismo verso i testi di medicina scritti in latino, che lui tra l’altro non sapeva leggere. Lo sa anche Ivano Parolini, da sempre interessato all’indagine della figura umana che nelle sue tinte espressive, pastose e contrastanti, si deforma e si dissolve, trasformandosi in un pupazzo vuoto, ma comunque presente. Ispirato da Vitruvio, Leonardo ha disegnato un uomo che è divenuto famoso in tutto il mondo per la sua posa, sia eretta sia con gambe e braccia aperte, per dimostrare la sua perfezione. La riflessione di Parolini su Leonardo, a cinquecento anni dalla morte, lo ha portato a re-immaginare un Vitruviano del 2019: come sarebbe, cosa farebbe, come verrebbe toccato dalla realtà del XXI secolo? La risposta non tarda ad arrivare, nemmeno nelle nostre menti: in un mondo sempre più preda delle minacce ambientali e in un’epoca in cui il corpo umano è raccontato dai giornali come un’entità sottoposta a violenze, fame, cibi geneticamente modificati, malattie, interventi estetici, non possiamo guardare all’“Uomo Vitruviano” con gli stessi occhi del passato. L’uomo – e la donna – del futuro concepiti da Parolini assumono la stessa posa della famosa opera di Leonardo, ma sono avviluppati da una rete di plastica che li trasforma in crisalidi, prigionieri tra gli alberi in una tela di ragno, aggrappati a tronchi esanimi sul Naviglio Grande come i naufraghi de La Zattera della Medusa di Géricault. Il messaggio si fa circolare: si passa dalla percezione di pericolo (la plastica, l’acqua, la minaccia) ad un’altra di speranza (la crisalide, la rinascita). Quella monumentalità e perfezione del corpo umano non si è persa: si trasforma, risponde alle sfide dell’ambiente a cui deve adattarsi, lotta e si evolve, portandoci in qualche modo nel domani».

 

 

Il set fotografico, allestito in galleria ad Alassio, vedrà la presenza di una modella, che indosserà accessori di plastica, anche riciclata, per sottolineare la trasformazione di questo materiale, così fortemente attuale nelle campagne ecologiste di quest’ultimo periodo. Nel giro di pochi anni alcuni oggetti in plastica verranno ritirati dal mercato: questi stessi oggetti saranno provocatoriamente parte dell’ambientazione della performance di Parolini. In esposizione ad Alassio ci saranno una ventina di opere dell’artista bergamasco, evoluzione recente del progetto Beauties, in cui rielabora riviste patinate di moda. Alla base del “Vitruviano” di Parolini anche una serie di lavori su carta (quattro esposti ad Alassio) nei quali, attraverso il segno e il colore, vuole rendere visibile l’intrecciarsi delle molteplici sfaccettature che si celano nell’animo umano e che sono alla base dell’azione e dell’aspirazione di ciascuno. Ivano Parolini (www.ivanoparolini.it) ha sviluppato la propria ricerca artistica dopo il diploma all’Accademia Carrara, quando espose, nel 1999, nella mostra alla Gamec curata da Vittorio Fagone, Mario Cresci ed Enrico De Pascale. Scelto da Marco Cingolani per una mostra alla Ciocca di Milano, è stato protagonista di importanti rassegne italiane ed estere. Legato all’universo femminile, nel 2014, con il progetto Beauties ha esposto allo Spazio Rosso Tiziano di Piacenza, per il quale nel 2016 ha realizzato una performance entrata a far parte della collezione d’arte moderna Radici. Nel 2015 ha proposto una performance a tema ad Expo, poche settimane prima di presentare a Londra un suo “libro illustrato”, pezzo unico ispirato al romanzo Da qualche parte nel mondo di Chiara Cecilia Santamaria, edito da Rizzoli. Nel 2016 ha realizzato l’installazione Relitti nella colonia Sciesopoli a Selvino, ricordando il dolore lacerante della Shoah, ma anche la speranza di centinaia di bimbi ebrei. In Basilica a Gandino ha invece realizzato nel 2016 il progetto Anime, in occasione del quale un grande Crocifisso dipinto da Parolini ha sostituito la pala d’altare di Ponziano Loverini, già direttore dell’Accademia Carrara. Anime ebbe anche un antitetico sequel fra calcarei giurassici alla Buca del Corno di Entratico, dove Parolini ha esposto il Trichierotauro: una scultura ossea alta circa 2,50 metri, con un’apertura alare di oltre sette metri formata da ossa di toro, cavallo, capra, cinghiale, muflone, struzzo, asino e pecora e frutto di un lavoro manuale che l’ha impegnato per mesi. Del 2018 è invece la performance La Sposa, denuncia contro la violenza sulle donne a ricordo di Pippa Bacca, presentata a Gandino e nel 2019 al Seminarino di Città Alta in occasione di Art2Night. La mostra personale di Alassio si protrarrà sino al prossimo 20 settembre.

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