Tra pioggia e sogni infranti
È iniziata con l’aria zeppa di fiducia per un allungo che sarebbe stato decisivo, è finita con la pioggia battente a raffreddare i bollenti spiriti dei sognatori nerazzurri e una classifica improvvisamente più antipatica rispetto a due ore prima, visto anche il contemporaneo successo della Fiorentina a Udine. Atalanta-Sampdoria, recupero di campionato giocato un mese dopo la tragica scomparsa di Astori, poteva essere la gara dell’allungo e invece si è trasformata nel passo falso dell’aggancio. Lo stadio, inizialmente carico e dopo il pareggio quasi indemoniato, nel finale ha mollato prima del triplice fischio con troppa gente che, purtroppo, è uscita in anticipo.
Il prepartita e le scelte del Gasp. Piazzare un recupero alle 18.30 di un giorno feriale poteva far pensare a un afflusso limitato di tifosi e invece, siccome siamo a Bergamo, alla fine i vuoti sugli spalti sono stati davvero pochi. Nelle due tribune e anche nelle curve, la presenza degli appassionati è stata corposa e la carica sembrava quella dei giorni migliori. Si parlava di sogno, c’erano i vessilli nerazzurri di sempre e la faccia di chi abita gli spalti ogni volta che l’Atalanta gioca in casa era emblematica: tutti credevamo nel colpaccio. Gli spifferi del giorno prima e del mattino raccontavano di una formazione sostanzialmente confermata rispetto alla sfida con l’Udinese e invece, appena varcati i cancelli, ecco la triplice sorpresa: Berisha per Gollini, Castagne per Gosens e Mancini per il migliore in campo della sfida all'Udinese, Palomino. Contro una Sampdoria decisamente rimaneggiata (fuori anche Silvestre e Ramirez oltre a Quagliarella e Torreira), la paura era poca e il clima disteso: prima la Curva Nord ha omaggiato con uno striscione gli ultras doriani, poi il tabellone dello stadio ha ricordato a tutti che tra pochi giorni sono cinque anni dalla scomparsa dell’ex presidente Ivan Ruggeri.
Primo tempo: un errore, un gol. La gara è iniziata con le ultime luci del giorno a illuminare il terreno verde; il 3-4-1-2 della Dea disegnava buone trame anche senza la solita foga agonistica. Dopo l’errore di Castagne (incredibile) e la traversa di Petagna (che sfortuna), però, il pubblico sugli spalti ha iniziato a preoccuparsi: saranno mica segnali del fato? E così, quasi alla fine del primo tempo, ecco il patatrac, con Castagne che intercetta verso l’area un passaggio lungo e Toloi che invece di spazzare cincischia troppo facendosi infilare da Caprari. Di fronte a errori così palesi, i tifosi sono rimasti a bocca aperta. Commentare era difficile, la Sampdoria ha giocato la sua onesta partita senza spingere chissà quanto ma il regalo della difesa orobica è stato qualcosa di clamoroso. Quasi alla fine del primo tempo, Berisha ha tolto pure dall’incrocio dei pali la punizione di Ramirez (subentrato ad Alvarez infortunatosi) regalando un intervallo tormentato a chi sedeva sugli spalti.
Buona ripresa ma errori nel finale. Sotto una pioggia sempre più fitta, la partita nella ripresa è iniziata con la Dea in avanti. Dopo una sgroppata di Hateboer (unico momento in cui la gente si è spellata le mani per una sua iniziativa), Gasperini ha provato a sistemare le cose con qualche cambio e, in particolare, con l’inserimento di Barrow, giovane attaccante della Primavera che ha dato una scossa alla formazione di casa. Alla fine, il pareggio è arrivato grazie alla zampata di Toloi e, in quel momento, lo stadio si è riacceso improvvisamente. Per una decina di minuti si è addirittura pensato di poter vincere. Barrow e Freuler, ma anche Cristante in un paio di circostanze, hanno avuto la palla buona per tentare il colpaccio, ma con il campo bagnato e la pioggia battente i tifosi si sono ritrovati solo con l’urlo strozzato in gola. Nel finale, beffa delle beffe, la Sampdoria (che non ha comunque rubato nulla) ha beneficiato di un gentile omaggio del giovane Haas e Zapata ha chiuso con il 2-1 una partita che era importantissimo, per l’Atalanta, anche solo pareggiare. Con sei minuti più recupero ancora da giocare, troppi tifosi hanno deciso di abbandonare gli spalti e qualcuno ha pure borbottato invitando i giocatori ad andare a lavorare. Certo non un bel gesto.
Il post-gara: che è ‘sto disfattismo? Dopo la partita, nel momento di fare le pagelle e rifinire la cronaca, da più parti arrivavano messaggi di disappunto per la sconfitta. Nessuno, né allo stadio né sul divano di casa, è stato contento di vedere la Dea perdere, ma i tifosi più attenti hanno subito sottolineato il concetto: mancano otto partite, la strada sarà più tortuosa e complicata ma non è ancora finito nulla e il sogno è sempre vivissimo. C’è da fare i conti con la Fiorentina? La Sampdoria ha pareggiato i punti? La squadra ha perso dando un brutto segnale? Certo, tutto vero. Ma siamo l’Atalanta, testa bassa e pedalare.