Il film di Nanni Moretti

Se Mia madre non tornerà più

Se Mia madre non tornerà più
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«Le merendine di quand'ero bambino non torneranno più! I pomeriggi di maggio! Mamma! Mia madre non tornerà più! Il brodo di pollo quand'ero malato, gli ultimi giorni di scuola prima delle vacanze». Era Palombella rossa, un altro film di Nanni Moretti. Mia madre è l’ultimo – nelle sale dal 16 Aprile – e racconta del lutto, vero, del regista. La protagonista del film, però, è una donna, Margherita, interpretata da Margherita Buy. Margherita Buy sta a Moretti come la bravissima Giulia Lazzarini sta ad Agata Apicella, Ada nel film, la madre di Moretti.

Il film inizia con un film nel film, quello a cui sta lavorando Margherita, che di mestiere fa la regista. Si sta girando la scena in cui degli operai, a rischio di licenziamento, forzano una schiera di poliziotti per occupare la fabbrica: un film impegnato. Ma anche impegnativo per Margherita, che si ritrova a combattere con l’attore che interpreta l’italoamericano che ha acquisito la fabbrica – che nella vita vera è John Turturro, nel film è un indisciplinato mitomane. Basterebbe questo a provare il più equilibrato di noi. Margherita, per di più, ha da poco chiuso una storia (con uno con cui lavora anche) e deve accudire la madre in ospedale.

Accudire, fosse facile: all’inizio sembra non sapere nemmeno come toccarla la madre e si guarda intorno per studiare quel che fanno gli altri; si sente inadeguata pure rispetto al fratello Giovanni (impersonato da Nanni Moretti stesso), che per seguire la madre vuole lasciare il lavoro, che per la madre prepara manicaretti – mentre lei si era appena fatta riscaldare due cose in una gastronomia lì fuori.

 

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Margherita sembra smarrita come chi resta a lungo chiuso in una stanza a parlare solo di sé, solo con sé. Quando esce, davanti al Capranichetta c’è la coda e anche gli estranei parlano di lei. Pure Leonard Cohen sta cantando di lei e del suo famous blue raincoat. O almeno così deve sembrarle. Margherita non sa che succede nel mondo reale: non sa che lì fuori le ragazze portano capelli finti e unghie lunghissime e decorate, come le comparse che nel suo film dovrebbero sembrare delle operaie. «Il suo film potrà davvero assomigliare al mondo reale?» le chiedono i giornalisti coi «fucili puntati» in conferenza stampa. E Margherita non sa niente, non risponde a niente: tutti quei libri di sua madre (che era stata un’insegnante), tutto quel latino per costruirsi una forma mentis non le sono serviti a niente? La cosa di cui Margherita sembra essere più sicura è una frase che ripete come un mantra ai suoi attori: «l’attore deve stare accanto al personaggio: c’è il personaggio e accanto c’è l’attore». Ma se le chiedi di spiegarla non l’ha capita tanto bene nemmeno lei.

L’unico ad averla capita veramente forse è Moretti stesso, che s’è messo accanto per lasciare che qualcun altro portasse del proprio al suo punto di vista. D’altra parte «il regista è uno stronzo a cui voi permettete di fare di tutto»: pure di costringervi a elaborare la dura verità. Se mia madre non tornerà più, mi tocca diventare adulto.

 

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