Il dato

A Bergamo, dopo due anni di crisi, sono 27mila le famiglie povere

Si tratta molto spesso di anziani, stranieri e nuclei familiari numerosi: a pesare dopo il Covid anche la guerra in Ucraina

A Bergamo, dopo due anni di crisi, sono 27mila le famiglie povere
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Secondo i dati Istat, nel 2021 in Lombardia il 5,9 per cento dei nuclei familiari si trovava in una situazione di povertà relativa, ovvero non potevano permettersi i consumi standard della comunità di riferimento: se si applica questa percentuale alla Bergamasca, dove risiedono 465mila nuclei familiari, si stima che siano circa 27mila quelli che presentano questa condizione.

C’è stato un leggero miglioramento rispetto al 2020, l’anno della pandemia, che presentava una percentuale del 6,7 per cento nella nostra regione, ma le cifre restano preoccupanti. Gli effetti dell’emergenza sanitaria e della guerra in Ucraina in ambito sociale ed economico continuano a farsi sentire, così nel nostro Paese avevamo sempre nel 2021 poco meno di 2 milioni di famiglie (1,9) in povertà assoluta (cioè che non possono permettersi le spese per una vita dignitosa) mentre si parla di più di 5 milioni e mezzo (5,6) di cittadini, con numeri che potrebbero anche peggiorare nel 2022, tenendo conto della crisi internazionale.

Le situazioni di disagio economico, inoltre, si presentano più spesso nelle famiglie numerose e vanno aumentando con il numero di figli a carico: rimanendo nel Nord Italia, nei nuclei di 3 persone la povertà relativa arriva infatti al 6,9 per cento, in quelli con 4 persone all’11,8 per cento e in quelli di 5 o più individui si raggiunge addirittura il 26,8 per cento. Con 3 o più figli minori a carico, la percentuale è al 31,8 per cento, con un aumento del +2,6 per cento rispetto al 2020. Gli anziani soli in povertà relativa sono il 4,9 per cento, mentre le coppie sono il 5,4 per cento. La povertà relativa aumenta nel momento in cui le famiglie hanno almeno un componente straniero (24,8 per cento) e presenta cifre significative in quelle formate solo da stranieri (28,4 per cento). L’incidenza al Nord varia anche dal punto di vista geografico, con situazioni maggiormente preoccupanti nei piccoli comuni piuttosto che nelle città. La povertà relativa è maggiore tra le persone con titolo di studio basso ed è invece più contenuta tra diplomati e laureati, con percentuali del 10,4 per cento tra chi ha solo la licenza elementare, del 10,1 per cento tra chi ha la licenza media e il 3,2 per cento tra chi ha almeno il diploma.

Per quanto riguarda la suddivisione tra lavoratori autonomi e dipendenti, i primi a trovarsi in povertà relativa sono il 4,9 per cento, mentre i secondi il 7,1 per cento, con cifre che variano in modo significativo tra impiegati (1,7 per cento) e operai (13,4 per cento).

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