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A Bergamo si lavora e si trova lavoro: al 3% la disoccupazione, il tasso più basso in Italia

Scavalcate in classifica le province di Pordenone e Bolzano. Nel 2019 questa stessa percentuale era pari al 3,5 per cento

A Bergamo si lavora e si trova lavoro: al 3% la disoccupazione, il tasso più basso in Italia
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A Bergamo si lavora (e si trova lavoro). Non soltanto a giugno le assunzioni sono tornate al di sopra dei livelli pre-Covid: soprattutto la nostra provincia, secondo l’ultima classifica pubblicata dall’Istat risulta essere quella con tasso di disoccupazione più basso in Italia, pari al 3 per cento. Subito dietro la Bergamasca si trovano le province di Pordenone e Bolzano. Nel 2019 questa stessa percentuale era pari al 3,5 per cento.

Che il mercato del lavoro si fosse finalmente rivitalizzato, trainato dai contratti a tempo determinato e dalla ripresa dei servizi turistici e di ristorazione, emergeva anche dalle elaborazioni rese note dall’Osservatorio della Provincia. A giugno le assunzioni mensili sono state 13.053, pari al 15,9 per cento in più rispetto alle 11.267 segnate nello stesso mese del 2019.

Dai dati elaborati dall’ente di via Tasso pare che, pur in una situazione ancora d’incertezza (sull’andamento della domanda, sull’evoluzione dell’epidemia e sulla stabilità delle regole e degli incentivi), molte imprese stiano puntando ad acquisire personale qualificato, anche maggiormente tutelato a livello contrattuale. Questa dinamica varrebbe però per le posizioni di alto profilo o altamente specializzate. Per molte figure professionali di medio livello, pur specializzate o con requisiti di esperienza, è probabile che si continui a ricorrere nella maggior parte dei casi a contratti non permanenti, nella tipologia del lavoro somministrato o interinale.

Diverse sono poi le situazioni che emergono anche all'interno di professioni di medio o basso livello. Le imprese con professioni qualificate del commercio e servizi, soprattutto nei sotto-settori più legati ai consumi turistici, ai servizi di prossimità e d’intrattenimento e al commercio (ad esclusione degli alimentari e dei prodotti informatici), si stanno da poco riprendendo da un’improvvisa e drastica chiusura forzata delle assunzioni, già in prevalenza stagionali o a breve termine. La fortissima crescita dei contratti a tempo determinato, anche in questo caso con strozzature e rigidità sul versante dell’offerta, è uno dei passaggi obbligati per la ripartenza.

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