Abb, annunciati 44 esuberi (alcune produzioni vanno all’estero)
Il polo produttivo bergamasco (850 addetti, più 300 nella sede cittadina) diventa però centro globale per gli interruttori in corrente continua
Il bel palazzo che svetta in città, tra Conca Fiorita e Valtesse, sulle ceneri della vecchia Sace, fa capire quanto la presenza di Abb nella Bergamasca sia solida. Ma se in provincia il colosso dell’elettrotecnica svizzero-svedese operante nella robotica, nell’energia e nell’automazione ha complessivamente 1.150 addetti, bisogna comunque considerare che è ormai presente in oltre 100 Paesi, con 110mila dipendenti e sede centrale a Zurigo. E sta riorganizzando le sue attività sparse nel mondo.
Gli effetti su Dalmine
Il polo di Dalmine (850 addetti) perderà, è stato annunciato, le attività legate ai quadri primari di media tensione e ai quadri di bassa tensione, ma acquisirà dalla Polonia la produzione degli interruttori in corrente. Il bilancio è comunque in rosso in termini di forza lavoro: ci saranno 44 esuberi, dei quali Abb si impegna a «ridurre al minimo l’impatto sociale di queste decisioni nel rispetto delle regole di Gruppo e delle leggi del Paese e lavorerà per identificare le migliori soluzioni per supportare i dipendenti interessati nel rispetto delle normative e nel dialogo con le parti interessate, le istituzioni e i rappresentanti dei lavoratori».
Con oltre 850 dipendenti e un’area industriale di 43 mila metri quadrati, il sito industriale di Dalmine, scrive l’azienda nel comunicato, «continua ad essere un asset strategico per Abb Italia con attività presenti nel sito che includono progettazione, sviluppo, test e produzione di apparecchi per interno, interruttori per esterno, quadri di distribuzione secondaria, settore ferroviario, soluzioni digitali, attività di service per interruttori di bassa e media tensione e quadri in bassa tensione».
Cosa dicono i sindacati
Mirco Rota, coordinatore nazionale Fiom Cgil per Abb, lamenta su L’Eco di Bergamo le modalità discutibili della comunicazione di Abb ai sindacati: una semplice telefonata ai coordinatori nazionali. «Ci preoccupa non solo l’impatto occupazionale ma in particolare il nuovo assetto industriale che Abb prevede per Dalmine, uno dei siti italiani più importanti. Da subito chiederemo un confronto per approfondire il progetto di Abb ed esprimere le nostre valutazioni».