Anche in Bergamasca, per la Cisl, il manifatturiero arranca e l'automotive è ormai in piena crisi
L'osservatorio e il segretario Luca Nieri spiegano come ormai da anni manchi un'operazione di rilancio, puntando su tecnologie e formazione

Le ultime proiezioni sulla situazione economica di turismo, commercio , servizi alla persona e edilizia, mostrano andamenti in crescita o comunque in tenuta. L'industria, però, anche in Bergamasca non se la sta passando proprio benissimo, in particolare nel settore manifatturiero.
A dirlo è l'osservatorio della Cisl provinciale, che spiega come scenari futuri di vera e propria crisi si stiano cominciando a preannunciare nei settori metalmeccanico, nel tessile, nella gomma plastica e, negli ultimi mesi, anche nel chimico.
Aumentano le ore di cassa integrazione
Le aziende della nostra provincia hanno registrato un aumento notevole delle ore totali di cassa integrazione, arrivate a quasi dieci milioni nel primo semestre del 2025. Sia le ore di casse ordinarie che quelle di straordinarie, con il settore metalmeccanico che si conferma largamente predominante, passando dal 58,3 al 61,8 per cento del totale. Incremento che potrebbe riflettere una crescente incidenza delle richieste all’interno del comparto, oppure una diminuzione relativa delle autorizzazioni negli altri settori.
Il tessile mostra un andamento in crescita, aumentando la propria quota dal 17,2 al 20,1 per cento. Tale variazione suggerisce un aumento delle difficoltà produttive, che determina una maggiore necessità di ricorso agli ammortizzatori sociali. Anche il ricorso all’utilizzo del fondo Fsba (sostegno per i lavoratori dell’artigianato) ha visto Bergamo utilizzare quasi il 15 per cento delle risorse lombarde, un dato inferiore solo a quelli di Brescia e Milano, che però contano molti più iscritti.
Automotive in crisi e manca un rilancio
«Alcune problematiche specifiche pesano tutte nel determinare il risultato finale - ha spiegato Luca Nieri, segretario provinciale Cisl -. La crisi legata al settore automotive è aggravata sempre di più dalla transizione in corso. Le motivazioni sono diverse: congiunzione negativa di alcuni settori, contrazione della domanda estera, soprattutto dalla Germania, dinamiche geopolitiche legate alle guerre in atto, peso dei dazi che ha portato a una restrizione degli scambi commerciali con l’estero, guerra commerciale e passaggio dal liberismo al protezionismo, con l’era della globalizzazione senza limiti al capolinea».
Questo, per Nieri, senza contare che la domanda interna è ferma da decenni, per cui «non si è mai fatta una scelta politica di rilancio». Uno scenario con cui, con la ripresa dell’attività lavorativa a settembre, si dovrà fare i conti. «Le nostre imprese devono guardare al futuro e investire sulle nuove tecnologie, sull’ intelligenza artificiale. C’è la necessità di individuare nuove politiche energetiche, con scelte precise, e politiche industriali a sostegno delle imprese».
Il rinnovo dei contratti e la formazione
Per i contratti collettivi nazionali, il sindacato chiede aumenti giusti e in tempi rapidi: «Oggi - ha continuato il segretario - abbiamo settori importanti senza rinnovo (solo tra i metalmeccanici nella nostra provincia, abbiamo quasi settantamila lavoratori che lottando per il contratto), e la contrattazione di secondo livello che deve allargare il perimetro della negoziazione, per dare un aiuto sui salari e il rilancio della domanda interna».
Altro problema è la denatalità, anche per una dinamica del mercato del lavoro, che si trova sempre di più di fronte all’invecchiamento della popolazione lavorativa, senza ricambio generazionale e con l’aumento degli over 50 nei contesti lavorativi. Non manca poi la questione del mancato incontro tra domanda e offerta e dei problemi nel reclutamento di figure professionali specifiche.
«Formazione continua e professionale dovranno essere ancor di più al centro delle dinamiche del mercato del lavoro e dei singoli contesti aziendali - ha concluso il sindacalista -. Un occhio di riguardo dovremmo darlo al problema degli infortuni: la situazione non accenna a diminuire la propria gravità, e una formazione efficace e opportuna sulla prevenzione dovrà essere l’elemento che caratterizzerà la vita dei nostri lavoratori».