Situazione critica

Aumenti rette delle Rsa, i sindacati: «Dopo gli aiuti del Governo non sono più giustificabili»

I rappresentanti di pensionati e personale bergamaschi chiedono un’inversione di tendenza, molte famiglie non riescono a pagare le spese

Aumenti rette delle Rsa, i sindacati: «Dopo gli aiuti del Governo non sono più giustificabili»
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Sono in arrivo nuove risorse destinate a coprire i rincari delle bollette nelle Rsa: è quanto previsto dal "Dl Aiuti ter" del governo Draghi, da poco convertito in legge dal nuovo esecutivo. Si tratta di un'una tantum sull’esercizio 2022, riconosciuto per l’incremento complessivo dei costi sostenuti per utenze di energia elettrica e di gas nel 2022 rispetto ai costi del 2021.

«È di certo una buona notizia, che a questo punto ci pare non renda più giustificabili le misure che numerose Rsa della nostra provincia stanno adottando, con conseguenze che ci preoccupano profondamente - ha commentato oggi (17 gennaio) Carmen Carlessi della segreteria Spi-Cgil di Bergamo -. Ci aspettiamo che le direzioni delle case di riposo rivedano gli aumenti delle rette, insostenibili per le famiglie, e i tagli al personale».

Aumenti delle rette, famiglie in difficoltà

Il sindacato pensionati della Cgil, due mesi fa, aveva avuto un incontro con gestori e presidenti di diverse case di riposo accreditate con il servizio sanitario regionale: «Durante quel confronto, ci era stato riferito che il problema emergente più critico, superati i deficit post pandemia, era quello della crisi energetica e dell’esplosione degli importi delle bollette - ha proseguito Carlessi -. Per coprire quei costi aggiuntivi, nelle ultime settimane, e comunque da fine 2022, abbiamo assistito ad aumenti medi delle rette tra i 5 e i 10 euro al giorno per i nuovi ingressi, in alcuni casi coinvolgendo addirittura tutti gli ospiti. Alcune famiglie, ci è stato detto, hanno già annunciato di non potere affrontare aumenti di 300 euro al mese».

I tagli al personale

Il sindacato avrebbe inoltre notato una tendenza a non rinnovare i contratti a tempo determinato del personale in scadenza. Questo potrebbe portare a una diminuzione dei livelli di assistenza, in particolare dei minutaggi di cura pro capite. C’è una tendenza a raggiungere il limite minimo dei 901' minuti a settimana per ciascun ospite, necessario per avere l’accreditamento regionale. Al momento, nessuna Rsa ne eroga così pochi, ma si andrebbe in quella direzione.

«Oltre al mancato rinnovo di alcuni contratti a tempo determinato, stiamo assistendo anche a dichiarazioni di esuberi o di cambio di contratto, verso contratti collettivi nazionali meno remunerativi per lavoratrici e lavoratori. Si tratta di azioni per il momento stoppate dalla nostra azione sindacale: in sostanza, in un modo o nell’altro, si scaricano su chi lavora i costi della crisi energetica e i conseguenti picchi delle bollette in Rsa», ha aggiunto Roberto Rossi, segretario generale della Fp-Cgil di Bergamo, che tutela anche i lavoratori delle case di riposo.

«Abbiamo chiesto un intervento economico esterno ed è una buona notizia che per effetto di una scelta dell’allora Governo Draghi arrivino risorse dedicate. A questo punto chiediamo che le Rsa rinuncino a proseguire sulla strada intrapresa», ha concluso Rossi.

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