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Cassa integrazione a Bergamo, a dicembre autorizzate oltre 4,3 milioni di ore

A dicembre del 2019 ne erano state autorizzate 92.510. Il picco ad aprile, con oltre 28 milioni di ore di cassa autorizzate

Cassa integrazione a Bergamo, a dicembre autorizzate oltre 4,3 milioni di ore
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A dicembre sono state autorizzate oltre 4,3 milioni di ore di cassa integrazione, il 47,3 per cento in meno rispetto al mese di novembre. I settori più colpiti risultano essere ancora quelli legati ai servizi e soprattutto il commercio. Se si confronta il dato con quello analogo di dicembre del 2019, allora erano state 92.510 le ore autorizzate.

«Il calo di richieste a dicembre rispetto a novembre è dovuto massicciamente all’industria (-59,2 per cento) e all’edilizia (-14,6 per cento) – spiega Orazio Amboni dell’ufficio studi della Cgil di Bergamo -, mentre il commercio si conferma come il settore più drammaticamente colpito dagli effetti della pandemia. Non a caso è la cassa in deroga, la tipologia di ammortizzatore più utilizzata in questo comparto, che cresce anche a dicembre, con 1.481.400 ore, mentre calano la cassa ordinaria e quella straordinaria».

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Un andamento opposto rispetto a quello nazionale, che vede una variazione congiunturale della cassa ordinaria del +39,7 per cento, della cassa straordinaria del +47,5 per cento e della cassa in deroga del -5 per cento. Il mese che però detiene il primato per il ricorso alla cassa integrazione è quello di aprile, con un picco di oltre 28 milioni di ore. Nei mesi successivi il numero si è ridotto fino a toccare il punto più basso, proprio a dicembre.

Rispetto ai tempi di pagamento, al momento pare del tutto marginale il ricorso all’istituto della anticipazione sociale, cioè alla misura concordata tra Regione Lombardia, Inps, istituti di credito e organizzazioni sindacali per un’anticipazione da parte delle banche in caso di ritardi. «Per la cassa ordinaria gli accordi raggiunti dai sindacati prevedono un anticipo da parte delle aziende – continua Amboni –. Per quel che riguarda la cassa in deroga, dopo le difficoltà iniziali, i tempi si sono ridotti. I problemi maggiori restano quelli legati alla gestione dei fondi di solidarietà, soprattutto per il settore artigianale e sociosanitario, con un cronico sotto-finanziamento e un allungamento dei tempi di pagamento dovuti all’attesa delle norme di rifinanziamento».

«Dopo la dura prova del 2020 la necessità di una revisione dell’intero sistema degli ammortizzatori sociali diventa ineludibile – conclude Orazio Amboni -, superando le perduranti diversità tra settore e settore e prevedendo un’estensione delle tutele a comparti oggi ancora scoperti. E non a caso in grave sofferenza».

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