Cisl Bergamo contro l'ipotesi privatizzazione di Poste italiane: «Pronti alla mobilitazione»
La sigla lamenta il rischio di mettere a repentaglio posti di lavoro e il servizio offerto, utile per molti paesi montani
Sull’ipotesi di privatizzazione di Poste italiane, Slp Cisl di Bergamo, l’organizzazione sindacale maggiormente rappresentativa tra i dipendenti dell’azienda (ha avuto il 66 per cento dei consensi alle recenti elezioni delle Rsu), ha manifestato la ferma opposizione alla decisione del Governo.
La sigla, infatti, si schiera «a difesa dell’unicità di Poste italiane, dichiarando la propria ferma opposizione alla svendita di un fiore all’occhiello dell’economia e dei servizi italiani».
La Cisl contro l'ipotesi privatizzazione
Il segretario provinciale, Maurizio Scarpellini, ha ricordato l'importante ruolo svolto dall'ente nel capoluogo, dichiarando che la «privatizzazione rappresenta non solo un rischio per il futuro di migliaia di lavoratori, ma si teme per la tenuta del servizio universale e del servizio sociale, ottenuto con la capillarità degli uffici anche nei più piccoli comuni, rischiando di isolare ancora di più questi centri».
Scarpellini ha inoltre ricordato che «solo l’anno scorso si è svolta una convention a Roma, con la presenza del Presidente della Repubblica, per la partenza del progetto Polis con la partecipazione di cinquemila sindaci, per rafforzare anche i piccoli uffici con meno di 15mila abitanti, favorire la coesione sociale, territoriale e contrastare lo spopolamento. E poi, a dicembre, la bomba che il governo vuole privatizzare. La Cisl non ci sta e contrasterà in tutti i modi questa decisione».
Le Poste una risorsa per il territorio
Il sindacato ha sottolineato come il territorio della provincia di Bergamo sia, per quasi la metà della sua estensione, di tipo montano. I piccoli paesi sono difficilmente raggiungibili da altri servizi, come dalla fibra, che velocizzerebbe comunicazioni e offerta di servizi alternativi.
«Le parti sociali sono pronte a qualsiasi azione sarà necessaria per tutelare l’unitarietà aziendale, lo scopo sociale e la tutela dei livelli occupazionali. Siamo pronti a chiamare alla mobilitazione i circa 1.400 dipendenti bergamaschi e le loro famiglie e chiediamo l’appoggio dell’intero territorio di Bergamo e delle forze politiche, perché insieme ci si possa sollevare per impedire questo sciagurato progetto».