Cisl: «La vera emergenza? Mantenere gli ammortizzatori sociali»
Cassa in deroga: richieste 6 milioni di ore. Mazzola: «Da monitorare le prossime 9 settimane, previste dal decreto rilancio»
Sono più di 6 milioni e mezzo le ore richieste e in attesa di autorizzazione Inps per la cassa in deroga a maggio in provincia di Bergamo, e serviranno a coprire i bisogni di quasi 36.000 lavoratori, soprattutto impiegati in realtà sotto i 5 dipendenti e nella maggior parte dei casi nei settori di commercio e servizi. In campo artigiano, a metà maggio sono state protocollate domande per 22mila lavoratori e erogati pagamenti per 5.179.624,97 per 11.228 lavoratori. Ne parla la Cisl provinciale in un comunicato.
Per quanto riguarda la cassa in deroga, il dato che balza all’occhio è relativo alla differenza tra le ore autorizzate ad Aprile 2020 dall’Inps di Bergamo (256.637) e le ore decretate da regione Lombardia (6.515.329) inviate nel mese di maggio. Devono essere ancora autorizzate dall’Inps 6.258.692 ore. Si tenga conto che per la cassa in deroga è previsto solo il pagamento diretto dall’Inps. Le ore di cassa ordinaria e straordinaria autorizzate dall’Inps di Bergamo, ad aprile 2020, sono state 27.880.000 ore che, se suddivise per le ore lavorabili del mese di marzo 2020 (176 ore) permette di stimare in 158.000 i lavoratori coinvolti, con una sospensione ipotizzata a 0 ore. A differenza della cassa in deroga , la cassa integrazione ordinaria può essere anticipata dalle aziende.
«Resta da monitorare l’utilizzo delle prossime 9 settimane, previste dal decreto rilancio, in quanto abbiamo comparti che pur avendo ripreso l’attività stanno soffrendo per mancanza di ordinativi (il settore auto in primis). La prospettiva che dovremo affrontare nei prossimi mesi – continua Mazzola -, vedrà come prima emergenza il mantenimento dei ammortizzatori per poter garantire l’avvio delle attività, in particolare legate al mondo del turismo e del commercio che hanno vissuto mesi di completa chiusura e per i quali si prospetta una estate difficilissima. Per quanto riguarda l’industria e l’artigianato, le ripercussioni della chiusura si stanno manifestando nella perdita o nel rallentamento di ordinativi che hanno prodotto nel solo mese di marzo la perdita di 3000 posti di lavoro, in maggioranza lavoratori a tempo determinato o in somministrazione».