Crollo dell'occupazione nel pubblico: in Valle Brembana l'esempio più eclatante
Riporta Cisl: fino a Sedrina negli uffici pubblici ci sono 149 lavoratori dipendenti, su un territorio di circa 635 chilometri quadrati
Manca personale, dagli istituti nazionali fino ai piccoli Comuni, che a causa dei tagli effettuati negli ultimi anni hanno perso circa il 24 per cento del personale. Ma non solo: mancano anche le competenze specifiche, e la fascia d'età che va tra i 51 e i 60 anni rappresenta quasi la metà del personale (il 47 per cento).
«Il blocco delle assunzioni, la campagna di prepensionamenti e soprattutto lo scarso appeal che anni di “intemerate politiche” hanno reso decisamente minore rispetto al settore privato, sia in termini di occupazione di qualità che di retribuzione: così gli enti locali hanno perso personale. Questo fa emergere in tutta la sua evidenza la drammatica situazione che vivono i nostri enti». Lo ha detto Maurizio Lorini, il nuovo segretario generale di Cisl Fp di Bergamo, recentemente eletto dal Consiglio Generale della categoria di lavoratori del Pubblico Impiego, che ha visto anche la conferma di Katia Dezio e l'elezione ex novo di Daniel Abraha.
In Valle Brembana, secondo le proiezioni della Cisl di Bergamo, l’esempio più eclatante: fino a Sedrina negli uffici pubblici ci sono 149 lavoratori dipendenti, su un territorio di circa 635 chilometri quadrati con 45 mila abitanti: in proporzione, un dipendente ogni 300 abitanti, un dipendente ogni quattro chilometri quadrati.
«Pensare a un sistema di Welfare»
«Sfruttare al meglio il Pnrr - continua Lorini - ed erogare i servizi in modo competente e veloce sarà sempre più indispensabile per la vita del territorio, ma per la prima volta la nostra provincia affronta una “resistenza” al servizio pubblico con la mancata partecipazione a concorsi e selezioni». Un primo problema, sottolinea il neo segretario Lorini, è lo stipendio medio che non consente ai giovani di altre regioni di stabilizzarsi nella nostra, dove il caro vita è maggiore.
«Dobbiamo pensare ad un sistema di Welfare (case in affitto calmierato, sistema di trasporti, aiuti alle giovani famiglie che decidono di trasferirsi, ecc...) che aiuti i lavoratori a restare, e magari anche a scegliere di venirci - conclude Lorini -. Ma non è solo questione di stipendio: bisogna cambiare rotta, far capire ai giovani il valore del lavoro pubblico e di pubblica utilità, fargli capire che il lavoro pubblico crea relazioni, rafforza il tessuto sociale, rendendoli attori principali della vita stessa del territorio e mettendoli a garanzia di cultura, responsabilità e diritto».