riserve sciolte

Dopo un po’ di tensioni, l’aeroporto di Orio e Ryanair hanno raggiunto un accordo: avanti insieme fino al 2034

Dopo oltre un anno e mezzo di trattative, anche ruvide, la compagnia irlandese e Sacbo hanno trovato l'intesa. Annuncio atteso il 2 ottobre

Dopo un po’ di tensioni, l’aeroporto di Orio e Ryanair hanno raggiunto un accordo: avanti insieme fino al 2034

Fine dei giochi. La lunga partita tra Ryanair e l’aeroporto di Orio al Serio si è conclusa con un accordo che proietta la collaborazione fino al 2034. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, l’intesa prevedrebbe nuovi investimenti per l’espansione del traffico della compagnia aerea e un sistema di incentivi economici che dovrebbe soddisfare entrambe le parti. L’ufficializzazione è attesa per domani (giovedì 2 ottobre) in una conferenza stampa a Milano.

Si chiude così una vicenda che ha tenuto banco per oltre un anno e mezzo, con momenti di grande tensione e fasi in cui sembrava impossibile trovare una mediazione. Il braccio di ferro ruotava attorno alla questione degli incentivi economici: da una parte Sacbo, intenzionata a ridimensionarli; dall’altra la low-cost irlandese, determinata a mantenerli per finanziare la propria crescita.

Diciotto mesi di alta tensione

La trattativa si è trascinata per mesi con alti e bassi. In estate c’è poi stata un’accelerazione decisiva, ma non sono mancati momenti critici in cui le posizioni sembravano inconciliabili. Da un lato la società di gestione dello scalo, attenta a non sforare il budget, dall’altro la compagnia aerea con le sue richieste di garanzie per giustificare nuovi investimenti su Bergamo.

Quando, nei giorni scorsi, i giornalisti hanno provato a ottenere conferme al riguardo da Michael O’Leary, il numero uno di Ryanair ha tagliato corto rifiutandosi di commentare. Silenzio assoluto anche dai vertici di Sacbo. Il riserbo estremo la dice lunga sull’importanza strategica dell’operazione per entrambi i contraenti.

Il prezzo della partnership

I numeri che circolano sono rilevanti. Negli ultimi quindici anni, tra il 2009 e il 2024, la società aeroportuale avrebbe destinato alla compagnia irlandese circa 400 milioni di euro attraverso varie forme di agevolazioni. Il precedente contratto sarebbe scaduto nel 2028, ma ora le due parti hanno scelto di prolungare la collaborazione di altri sei anni, puntando su una crescita progressiva dei volumi.

Proprio durante la fase più delicata del negoziato lo scalo bergamasco aveva registrato una flessione del traffico passeggeri del 3,5 percento nei primi otto mesi dell’anno. Un dato che strideva con l’andamento generale del sistema aeroportuale italiano, in crescita, e con i risultati della stessa Ryanair a livello continentale.

Il presidente della società di gestione dello scalo di Orio, Giovanni Sanga, proprio al nostro giornale aveva parlato di «rallentamento programmato» dopo aver toccato quota 17,34 milioni di viaggiatori nel 2024, record assoluto per Orio. Ma era evidente che dietro quella spiegazione si celasse la complessità di una negoziazione che stava ridisegnando il futuro dello scalo.

Questione di equilibri

Per capire quanto sia delicata questa partita basta guardare i numeri: Ryanair movimenta l’80 percento del traffico passeggeri di Orio. Senza la compagnia di O’Leary, l’aeroporto bergamasco perderebbe la sua ragion d’essere. Ma anche per la low-cost irlandese Bergamo rappresenta un asset strategico, grazie alla posizione geografica che permette di servire un’area vastissima tra Lombardia orientale, Veneto ed Emilia.

Tuttavia, come avevamo sottolineato un anno fa, Sacbo deve fare i conti con una realtà complessa. L’aeroporto sorge praticamente dentro Bergamo, a pochissima distanza dal centro abitato. Ogni aumento di voli significa più inquinamento atmosferico e acustico. La giunta comunale ha ereditato promesse elettorali precise: limitare il rumore, cancellare i voli notturni, tutelare la qualità della vita dei cittadini.

Giovanni Sanga, presidente di Sacbo ed ex parlamentare del Pd, conosce bene queste dinamiche politiche. Sa che qualsiasi piano di espansione deve tenere conto delle sensibilità ambientali del territorio, pena tensioni sociali difficili da gestire.

Il contesto europeo

L’accordo di Bergamo assume rilevanza anche oltre i confini locali. Altri aeroporti europei, specialmente quelli che hanno fondato il proprio sviluppo sulle partnership con i vettori low-cost, stanno osservando con attenzione come si è risolta la vicenda. Il modello Orio potrebbe influenzare future negoziazioni in altri scali.

C’è poi un elemento contingente: Ryanair sta redistribuendo 1,5 milioni di posti disponibili, liberati dal ridimensionamento di alcuni collegamenti in Spagna e dalla sospensione dei voli su Tel Aviv. Orio potrebbe intercettare parte di questa capacità, consolidando il proprio ruolo di centro strategico nel Nord Italia.

Appuntamento a giovedì

Presto conosceremo tutti i dettagli dell’intesa. Verranno chiariti i numeri esatti degli investimenti, gli obiettivi di crescita del traffico passeggeri, le nuove rotte previste. Ma già da ora possiamo dire che la partita più difficile è stata vinta: trovare un punto d’incontro tra le esigenze di sviluppo economico della compagnia aerea e i vincoli ambientali e politici del territorio.

L’accordo fino al 2034 garantisce stabilità e programmazione. Per Orio significa poter pianificare investimenti infrastrutturali con un orizzonte temporale certo. Per Ryanair significa avere la certezza di poter continuare a crescere in uno dei suoi scali più importanti d’Europa. Per Bergamo e il suo territorio significa gestire questa crescita cercando di minimizzarne l’impatto ambientale e sociale.

La vera sfida inizia adesso: far funzionare questo matrimonio nei prossimi dieci anni, mantenendo tutti gli equilibri promessi.