il presidio in piazza Scala, a Milano

Il tessile sciopera per il rinnovo del contratto: a Bergamo a rischio 1.500 posti

Le aziende tessili della Bergamasca sono più di mille e contano, nel complesso, oltre 20 mila addetti

Il tessile sciopera per il rinnovo del contratto: a Bergamo a rischio 1.500 posti
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Le aziende tessili della Bergamasca sono più di mille e contano, nel complesso, oltre 20 mila addetti. Se però non venisse rinnovato il contratto nazionale di lavoro, più di 1.500 lavoratori, soprattutto donne, rischierebbero di doversi dimettere.

«Se passasse l’idea più retrograda di Federmoda – denuncia Sergio Licini, della segreteria provinciale di Femca Cisl - c’è il pericolo che molte madri di famiglia debbano dimettersi perché non riusciranno più a conciliare il proprio lavoro con la famiglia».

Per chiedere un contratto moderno e dignitoso, con una maggiore flessibilità, questa mattina (martedì 22 giugno) è andato in scena in diverse città italiane uno sciopero indetto da Cgil, Cisl e Uil. Decine i lavoratori del settore, anche bergamaschi, scesi in piazza Scala, a Milano.

«Un anno e mezzo di attesa è inaccettabile, così come lo sono le richieste della controparte – aggiunge il segretario nazionale Raffaele Salvatoni -. La ripresa passa anche attraverso il rinnovo di questo contratto, che può sicuramente sostenere l’intero sistema della moda e le sue filiere. Non possiamo accettare che i lavoratori del tessile e dell’abbigliamento siano considerati di serie B, anche perché rappresentano un settore che resta una colonna portante del made in Italy e che presenta una bilancia commerciale positiva».

Tra l’altro nelle aziende tessili bergamasche, soprattutto in quelle che si sono specializzate nella fornitura di presidi sanitari, il lavoro non è mai mancato del tutto. «In provincia, tante imprese cercano personale che non trovano – conclude Sergio Licini -. Nelle aziende al dettaglio le difficoltà imprenditoriali ed economiche, unite alle rigidità sugli orari previste dalla piattaforma confindustriale, causeranno fuoriuscite di personale che stimiamo in 1.000-1.500 persone».

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