Il virus colpisce gli interinali: «Tremila posti di lavoro a rischio a Bergamo»
Fratta: «Già 4.000 le richieste di integrazione salariale»
In provincia di Bergamo il coronavirus è piombato come un cataclisma sulla vita di tutti, minandone salute e certezze. E ha inciso profondamente anche sul lavoro, a cominciare dai comparti che vivono già quotidianamente una situazione di incertezza. Tra questi il lavoro in somministrazione. Durante gli ultimi 30 giorni l’impiego attraverso le agenzie ha vissuto una situazione piuttosto complessa e variegata. Ne parla un comunicato diffuso dall’ufficio stampa della Cisl provinciale.
«Offerte azzerate». «Si sono comprensibilmente azzerate le offerte di lavoro nel settore alberghiero e nella ristorazione con la conseguenza che tutti i contratti in scadenza tra la fine di febbraio e oggi non risultano prorogati», dice Guido Fratta, segretario generale Felsa Cisl Bergamo. Ed un trend analogo registrano anche tutte le attività di vendita all’interno dei principali centri commerciali. Al contrario , specie dalla seconda metà di marzo sono cresciute le richieste di operatori nel settore della logistica e delle spedizioni, dell’e-commerce (più 25). Salite di almeno il 20% anche le ricerche di banconisti commessi e cassieri per i supermercati poiché la grande distribuzione organizzata ha dovuto sopperire alla forte riduzione di organico causata sia dall’epidemia che dal crescente volume di vendita. E, come ovvio, sono in crescita anche le offerte nel settore sanitario.
Nell’industria la situazione è più variegata. «Ci sono settori, come quello alimentare e parte del chimico che non hanno registrato riduzioni nell’utilizzo del lavoro “interinale”. Al contrario, molte altre aziende ricorrono ad ammortizzatori sociali. Ciò ha consentito ai lavoratori somministrati di poter beneficiare, mediante il Fondo di Solidarietà, della “cassa” di settore chiamata Tis (trattamento di integrazione salariale) che in via straordinaria è “semplificata” nelle procedure è consente di accedere al beneficio indipendentemente dalla durata contrattuale». «Ad oggi - continua Fratta - sono più di 800 i Tis esaminati, per quasi 4.000 lavoratori. Il 70% di essi lavora nella metalmeccanica, la parte restante, in prevalenza nel tessile, nella gomma/plastica, nella comunicazione, nei servizi. Per questi lavoratori, grazie all’accordo raggiunto con le agenzie, ed al quale ha concorso in maniera determinante Felsa, il 15 marzo scorso lo stipendio è arrivato puntualmente sui conti correnti dei nostri lavoratori, e le anticipazioni delle Apl hanno trovato immediato ristorno nel rimborso operato dal Fondo. Si è trattato di un meccanismo virtuoso, in grado di soddisfare le esigenze di tutti gli attori del comparto».
Nubi nere. Resta il fatto, che l’attuale pandemia e le previsioni di calo del prodotto interno lordo nella bergamasca ridurranno in modo sensibile i livelli occupazionali del lavoro con agenzia, che in terra orobica aveva impiegato nel 2019 circa 14.500 occupati netti, già in calo sull’anno precedente. Sull’intero 2020 c’è il rischio di perdere almeno 3.000 posti di lavoro, oltre a quelli già cancellati durante le ultime settimane. Per questo, dicono tutti gli operatori del settore, è necessario un rifinanziamento del Fondo già richiesto al Ministero. A livello nazionale, si fa la stima di quasi 180.000 lavoratori in somministrazione per i quali sarà necessario il ricorso agli ammortizzatori sociali. In Lombardia, compresi i 4.000 bergamaschi, si tratta di 30.000 persone. Le risorse necessarie per il periodo aprile, maggio e giugno sono stimate in 350 milioni di euro, dei quali 180 milioni per il solo mese di aprile. «E alla ripresa - conclude Fratta - il tema prioritario per i nostri lavoratori sarà quello della sicurezza nelle fabbriche e negli uffici. Rivendichiamo sin d’ora il pieno rispetto dei protocolli sanitari anche per un comparto, già minato da incertezza e fragilità».