L'analisi

In Bergamasca rallenta il terziario: tengono i servizi, svolta negativa per il commercio al dettaglio

I dati della Camera di Commercio indicano una diminuzione del fatturato nei negozi e degli ordini, aumentano giacenze in magazzino

In Bergamasca rallenta il terziario: tengono i servizi, svolta negativa per il commercio al dettaglio
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Rallenta nel secondo trimestre 2024 la crescita del terziario bergamasco, sebbene con differenze nei due principali settori: i servizi rimangono infatti in espansione, ma con una variazione di fatturato su base annua che si riduce al +1,6 per cento, mentre il commercio al dettaglio svolta in negativo, archiviando un calo del -2,8 per cento. A dirlo è l'analisi diffusa oggi (venerdì 9 agosto) dalla Camera di Commercio di Bergamo.

«L’inflazione nei Paesi europei è scesa, ma non ha ancora stabilmente raggiunto l’obiettivo del 2 per cento della Bce - commenta il presidente Carlo Mazzoleni -. La temuta recessione è stata per il momento scongiurata, tuttavia l’incertezza aumenta, l’economia risente dell’alto costo del denaro e i consumatori aumentano la propensione al risparmio comprimendo i consumi. Gli imprenditori esprimono ora una minore fiducia, visto che il percorso di rientro dell’inflazione e della crescita del potere d’acquisto ha tempistiche incerte».

Le famiglie risparmiano e spendono poco

L’andamento del fatturato del comparto commerciale è stato favorito dai prezzi, che in questo trimestre tornano a crescere in misura significativa (+2,8 per cento congiunturale): al netto di questo effetto, i volumi di vendita risultano in calo già da tempo. La spinta dei listini è stata meno marcata nei servizi, sebbene anche in questo caso l’inflazione tardi a manifestare chiari segnali di discesa (+1,3 per cento la variazione congiunturale, in linea con gli ultimi trimestri).

Il percorso “a ostacoli” di rientro dell’inflazione, oltre alla maggiore propensione al risparmio dei consumatori, che al momento sembrano sfruttare il recupero di potere d’acquisto più per ricostituire i propri livelli di ricchezza erosi dall’inflazione, piuttosto che per incrementare i consumi, sono probabilmente alla base del peggioramento delle aspettative degli imprenditori.

Un’analisi dell’andamento dei sotto-settori aiuta a comprendere le cause di questa frenata, che sembra dovuta all’esaurirsi della spinta fornita dalle attività di alloggio e ristorazione, mentre continuano a crescere invece i servizi alle imprese. Le imprese dei servizi, settore labour intensive, stanno d’altronde affrontando costi del lavoro in crescita via via che i contratti recepiscono gli aumenti per compensare, anche se in misura solo parziale, l’inflazione degli anni passati.

Esaurita la spinta del turismo

Nonostante il quadro congiunturale in peggioramento, le imprese dei servizi continuano a evidenziare fabbisogni occupazionali positivi: la variazione del numero di addetti tra inizio e fine trimestre è pari al +1,8 per cento, proseguendo la tendenza positiva degli ultimi anni. Il clima di fiducia degli imprenditori, che nel primo trimestre aveva mostrato un miglioramento legato agli effetti positivi attesi dal rientro dell’inflazione e dal taglio dei tassi di interesse, evidenzia ora un deterioramento per via dell’incertezza sulle tempistiche di questo percorso.

Inoltre i settori che avevano fin qui sostenuto la crescita, come quelli legati al turismo, sembrano aver esaurito la fase di intenso recupero che aveva caratterizzato il periodo post Covid. Le aspettative sul fatturato virano dunque in negativo, con un saldo tra previsioni di crescita e diminuzione pari a -10 punti, il dato peggiore degli ultimi anni. Anche le aspettative sull’occupazione, fin qui positive, mostrano un rallentamento, registrando un saldo nullo.

Poca fiducia tra i commercianti

Anche nel commercio al dettaglio, così come negli altri settori economici, il deterioramento del quadro congiunturale non si riflette in un rallentamento dell’occupazione, che, al netto di oscillazioni trimestrali dovute a effetti stagionali, continua a crescere (+0,5 per cento la variazione del numero di addetti nel trimestre). In questa fase le imprese sembrano avere un bisogno “strutturale” di manodopera, legato forse alla necessità di nuove competenze per affrontare le sfide della transizione digitale e ambientale.

Diminuisce invece la fiducia delle imprese, con saldi negativi tra previsioni di crescita e diminuzione per il prossimo trimestre e in peggioramento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

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