La Cisl Bergamo lancia l'allarme: «Troppe le dimissioni di tempi indeterminati»
Per la crescita vengono chiesti contratti di qualità, il segretario della sezione bergamasca Mazzola: «Formazione, stabilità e orari di lavoro»
Danilo Mazzola, segretario Cisl di Bergamo, ha commentato oggi (martedì 16 novembre) i dati sulle cessazioni dei rapporti di lavoro dei primi tre trimestri del 2021: «Sull’aumento così importante delle dimissioni volontarie, si possono fare diverse considerazioni: la prima e che si può vedere come una modalità per aggirare il divieto di licenziamento, in vigore fino a luglio per quasi tutte le tipologie di impresa e a ottobre per turismo e commercio e tessile (anche perché i licenziamenti per crisi aziendale, dopo la parziale rimozione di luglio, aumentano nell'industria e nell'edilizia, ma nel complesso sono ancora inferiori rispetto al 2019). Poi - ha proseguito Mazzola -, un effetto ritardato del fisiologico turn over rinviato nel 2020 per effetto della pandemia»
«Infine, si può interpretare come la messa al centro di alcune priorità, che la pandemia ha favorito, e che ha spinto le persone a bilanciare diversamente tempi di vita e di lavoro».
Analizzando i dati relativi all’interruzione dei soli contratti a tempo indeterminato, infatti, questi aumentano nel 2021 del 25 per cento rispetto al 2020 e del 6 per cento rispetto al 2019. Il 2020 è stato un anno condizionato dalla crisi pandemica, con un importante utilizzo di ammortizzatori sociali. Di fatto, dai numeri emerge che nel 2020 le cessazioni di contratti a tempo indeterminato sono diminuite del 15 per cento rispetto al 2019, mentre i motivi nel 2021 sono dovuti, in maggioranza, a dimissioni con 16.981 pratiche (+37 per cento rispetto al 2020 e +20 per cento rispetto al 2019), pari al 57 per cento del totale. Sempre nel 2021, il restante 43 per cento delle cessazioni è dovuto a licenziamenti per crisi aziendali (2.080, situazione in calo rispetto agli stessi periodi del 2019 e 2020), per giusta causa (1.522 in aumento nel confronto con i due anni precedenti), per il mancato superamento del periodo di prova (529), per pensionamento (1.534), per risoluzioni consensuali (444) e per cessazioni diverse e non censite (6.935, anche queste ultime in aumento).
«Pur mantenendo una parte importante e maggioritaria del lavoro standard nella nostra provincia, le dimissioni aumentano in modo significativo nei contratti a tempo indeterminato, con un saldo negativo a beneficio di assunzioni con modalità di precariato. Questi numeri aumentano in quasi tutte le professioni, intellettuali, qualificate, tecniche, specializzati e non qualificati».
La crescita su base annua, stimata alla fine del terzo trimestre 2021, è dovuta in modo importante ai contratti in somministrazione (+ 3.126), da quelli a termine (+1.538) e dell'apprendistato (+1.715), mentre il saldo su base annua risulta negativo per quelli a tempo indeterminato (-157).
Se raffrontate al 2019, le sole assunzioni nel 2021 aumentano del 17,8 per cento nei contratti a tempo determinato, del 14,9 per cento in quelli in somministrazione, del 15,3 per cento di apprendistato, mentre a tempo indeterminato diminuiscono del -1,6 per cento.
«Dai numeri che accompagnano la crescita occupazionale e produttiva nella nostra provincia è importante che la proposta occupazionale, che spesso le imprese lamentano nel loro reclutamento, passi anche, oltre alla necessaria ricerca di professionalità mirate, attraverso una stabilità lavorativa – ha aggiunto il segretario provinciale Cisl -. Questa dev'essere accompagnata da nuovi modelli organizzativi nella gestione dei orari, in particolare a beneficio della cura familiare, con l’ adozione di sistemi che combinino flessibilità produttiva e conciliazione vita-lavoro, quest'ultimo garanzia per la costruzione del proprio futuro, accompagnato dai necessari momenti formativi utili alla diffusione di nuove tecnologie».