l'annata secondo Confai

La crisi colpisce il settore agricolo: nel 2020 persi ottanta milioni di euro sulla produzione

Se nel 2019 l’agricoltura bergamasca aveva fatto registrare un valore complessivo della produzione di circa 600 milioni di euro, le stime provvisorie del 2020 indicherebbero una riduzione di oltre 80 milioni, con una contrazione del 13,5 per cento

La crisi colpisce il settore agricolo: nel 2020 persi ottanta milioni di euro sulla produzione
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Anche il comparto agricolo sconta la grave crisi economica generata dallo scoppio dell’emergenza Covid. «Siamo di fronte ad un contesto del tutto anomalo - spiega Leonardo Bolis, presidente di Confai Bergamo e Confai Lombardia nell’illustrare il resoconto sull’annata agraria appena terminata -. Se è certo che le imprese agricole e agromeccaniche hanno continuato a lavorare anche nelle fasi più acute dell'emergenza sanitaria al fine di garantire la tenuta del settore agroalimentare, d'altro canto si sono dovute confrontare con una lunga serie di criticità che hanno messo a dura prova gli operatori».

Enzo Cattaneo

Il dato che meglio di altri fotografa le difficoltà che sta attraversando il mondo agricolo è quello della produzione lorda vendibile, o del fatturato globale del settore. Se nel 2019 l’agricoltura bergamasca aveva fatto registrare un valore complessivo della produzione di circa 600 milioni di euro, le stime provvisorie del 2020 indicherebbero una riduzione di oltre 80 milioni, con una contrazione del 13,5 per cento. «Sono numerosi i comparti che quest’anno hanno registrato perdite significative – aggiunge Enzo Cattaneo, direttore di Confai Bergamo -, da quello suinicolo alla zootecnia da carne, dall'agriturismo alla filiera della trasformazione e della vendita diretta di prodotti tradizionali. Nel caso dell'agricoltura multifunzionale, le cause della crisi sono da ricercare negli effetti del lockdown, che hanno interrotto per mesi la relazione diretta tra imprese e consumatori. In altri comparti, come quello zootecnico, i risultati negativi dipendono principalmente dagli incrementi nei costi di produzione, uniti a ciclici rallentamenti dei mercati».

A gravare pesantemente sul fronte dei seminativi sono state poi le alterazioni climatiche, che hanno provocato sconcerto tra numerosi produttori sia in aree di pianura che nelle zone montuose. Gli effetti di un clima sempre più imprevedibile si sono fatti sentire anche in alcuni comparti di nicchia tradizionalmente considerati ad alto valore aggiunto, come quello del pregiato olio d'oliva bergamasco. «Purtroppo, neanche quest’anno il comparto olivicolo ha potuto rifarsi delle perdite subite nel precedente ciclo produttivo - osserva Bolis -. Il vento e la grandine caduta tra la fine di agosto e l’inizio di settembre hanno danneggiato irreparabilmente molte piantagioni in cui le olive erano in fase di maturazione».

A fronte di un quadro tutt'altro che confortante resta ad ogni modo la soddisfazione di Confai per la capacità di reazione del mondo rurale. «Benché colpito dalle avversità - conclude il presidente Bolis - il settore primario ha dimostrato grandi doti di resilienza, non solo in termini di contenimento dei danni economici e logistici, ma anche sul piano della forza morale e del senso di responsabilità di cui i nostri imprenditori hanno saputo dar prova durante l'intera annata».

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