La profumeria Douglas sul Viale spegne le luci. A Bergamo 40 lavoratori a rischio
Nel negozio di viale Papa Giovanni lavorano 3 dipendenti. Giovedì 22 aprile è previsto un nuovo incontro per poter garantire gli ammortizzatori sociali ai dipendenti coinvolti nella procedura
Le vetrine della profumeria Douglas affacciate su viale Papa Giovanni sono destinate a spegnersi definitivamente, lasciando senza lavoro tre dipendenti. Nel complesso, la crisi delle profumerie Douglas colpisce 128 i negozi in tutta Italia, ormai prossimi alla chiusura. Per quel che riguarda la provincia di Bergamo sono 40 i lavoratori a rischio, contando anche i punti vendita di Seriate, Orio al Serio, Treviglio e Brembate.
Venerdì scorso (9 aprile) si è tenuta una riunione sindacale a livello nazionale. Secondo Fisascat Cisl l’azienda vorrebbe alleggerirsi di alcuni contratti “pesanti”, seguendo la procedura dell’articolo 14 che parla di accordi con licenziamenti concordati. Dai sindacati è però arrivato un no secco.
«Le idee e le prospettive espresse durante la riunione non sono certo ascrivibili ad un piano commerciale – sottolinea Claudia Belotti, della segreteria bergamasca -. Per questa ragione rigettiamo e stigmatizziamo nuovamente la riorganizzazione aziendale e la situazione di grande incertezza che si è abbattuta su 657 persone, nella maggioranza donne».
L’azienda ha giustificato le proprie scelte parlando di un grande sviluppo dell’e-commerce, sostenendo che sino al 2024 vi sarà una forte perdita economica a livello mondiale legata alle difficoltà del settore. In risposta alle richieste di messa in sicurezza dell’azienda, è stato avanzato un piano di percorsi di ricollocazione, formazione e incentivi all’esodo su base volontaria. Una notizia che non rassicura di certo i dipendenti.
Giovedì 22 aprile è previsto un incontro per poter garantire i dovuti ammortizzatori sociali ai dipendenti coinvolti nella procedura. «Appare evidente che la risposta di Douglas alla crisi economica causata dalla pandemia è completamente fuori dallo schema che altre realtà del settore hanno utilizzato – concludono dal sindacato -, cercando soluzioni condivise, oltre agli aiuti dello Stato, insieme alle organizzazioni sindacali, mettendo in atto progetti per tutelare sia la continuità dell'attività sia il reddito».