La Sab non trova autisti? I sindacati: «Non stupisce, finché ci saranno questi stipendi»
Chi si mette al volante di un autobus impiegato nei servizi extra-urbani deve dare una disponibilità di 12 ore. Ma poi...
La società Arriva Italia, meglio nota come Sab, è a caccia di 70 autisti di autobus per riempire i posti vacanti nel proprio organico. Ma a meno che non vengano alzati gli stipendi, allora difficilmente potrà trovare nel breve periodo persone disposte a farsi assumere.
«Non ci stupisce affatto che si abbiano difficoltà a trovare nuovi autisti – commentano Marco Sala, segretario generale della Filt-Cgil di Bergamo, e Antonio Scaini, a capo della Fit-Cisl provinciale -. Sorprende che non ci si chieda perché manchino. E che a nessuno sia venuto in mente di prendere in considerazione la questione salariale. A mancare non è la voglia di lavorare, ma uno stipendio dignitoso».
Chi si mette al volante di un autobus impiegato nei servizi extra-urbani (che rappresentano un’ampia fetta dell’offerta di Sab) deve dare una disponibilità di 12 ore. Il problema è che, di solito, le ore di lavoro effettivamente svolto sono circa la metà e che soltanto queste vengono pagate. Il salario d’ingresso è quindi di circa 1.400 euro lordi al mese, ossia circa 1.100 netti.
«Le ore effettivamente lavorate sono di solito 6 e mezzo – puntualizzano i sindacalisti -, e normalmente neanche continuative. Di frequente si è costretti a pause che vanno dalle 2 alle 4 ore nell’arco delle 12 richieste. Nel caso un autista risieda lontano dalla zona in cui lavora, deve trascorrere diverso tempo sui piazzali e nelle stazioni».
Chi vuole diventare un autista deve poi superare un ulteriore scoglio, ossia la somma richiesta per ottenere la patente di guida. Il costo può arrivare infatti anche a 4 mila euro. «Se ai bassi stipendi e alle ore di disponibilità si aggiunge il consistente investimento da compiere per ottenere la patente D, oppure D+E con la cqc per il trasporto di persone – concludono Sala e Scaini - è chiaro che non tutti siano disposti a svolgere questo mestiere. La crisi del servizio pubblico, finché non si metterà mano a un miglioramento dei compensi, provoca l’attuale difficoltà di trovarne di nuovi da assumere».