La situazione

L'auto elettrica non decolla e in Bergamasca si iniziano a fare i conti. L'allarme della Cisl

Al momento non si registrano casi di particolare crisi, ma l'entusiasmo per la novità si è esaurito l'anno scorso e si è incerti sul futuro

L'auto elettrica non decolla e in Bergamasca si iniziano a fare i conti. L'allarme della Cisl
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A livello globale il mercato delle auto elettriche non decolla ed il settore anticipa ondate di esuberi nei prossimi mesi con previsioni, fino al 2030, di oltre 130mila tra licenziamenti, dimissioni incentivate e mancati rinnovi di contratti. Così, anche in Bergamasca bisogna iniziare a fare i conti con la situazione.

In Bergamasca 20mila occupati

La nostra provincia, nell’ambito dell’automotive, conta decine di aziende della componentistica o di lavorazioni conto terzi, per oltre ventimila occupati, rappresentando una branchia economica e occupazionale di rilievo. «Al momento non registriamo casi di particolare gravità o crisi» ha detto Luca Nieri, segretario generale di Fim Cisl Bergamo.

«È innegabile - ha continuato - che questa transizione sia una fase che preoccupa in maniera significativa tutti. Da quando è stata annunciato il passaggio al motore elettrico a oggi, abbiamo continuato a riscontrare un grosso ritardo. C’è un problema legato alle infrastrutture, con distributori ancora insufficienti, ai prezzi alti delle vetture, alla capacità di poter accedere al credito (i costi dei finanziamenti rimangono molto alti) e infine l’elemento culturale, per cui non si capisce se davvero questo sistema diventerà riferimento nei prossimi anni».

Componentistica in difficoltà

Il biennio d’oro del mercato dell’elettrico si è esaurito nel 2023 e, da allora, le big globali cercano soluzioni, che al momento si concretizzano in piani di uscite incentivate o periodi di cassa integrazione. È soprattutto la componentistica che, in questo momento, sembra soffrire in maniera maggiore. Di conseguenza, a Bergamo si guarda con apprensione alle prossime stagioni.

In provincia ci sono tante aziende che si caratterizzano nella componentistica tradizionale e nella produzione di accumulatori, come nella lavorazione di pezzi meccanici del motore o di parti di sicurezza dell’auto. Inoltre, la concorrenza cinese pesa abbondantemente, sia in termini di prodotti che di costi. Infine, non va sottovalutata la forte crescita del mercato dell’usato, così come il grande ricorso agli incentivi per l’acquisto del nuovo.

«In questi mesi c’è stato un rallentamento nelle produzioni, una situazione da attenzionare - ha spiegato il sindacalista bergamasco - , anche se a oggi non si è manifestato niente di drammatico. Però, sarà opportuno avviare determinati ragionamenti. Per quello che riguarda le aziende produttrici di parti meccaniche, da un paio d’anni c’è stato un tentativo di riconversione verso altre lavorazioni.

Necessarie riconversioni e formazione

Ci sono ambiti su cui oggi esistono possibilità di recuperare quote di mercato, come nel settore dell’elettronica, dei micro chip e semiconduttori dove oggi a Bergamo non c’è nulla, ma sicuramente l’aspetto che emerge è che la fase di transizione del motore, da meccanico a elettrico, richiede percorsi di riconversione non solo nelle lavorazioni, ma anche nelle competenze».

Nella nostra provincia, da anni, il sindacato riscontra la mancanza di figure adeguate, per cui chiede vengano avviati percorsi di formazione per le nuove competenze. La contrattazione collettiva nel settore, secondo la Cisl, deve cercare di spingere su quest'aspetto, anche per gestire la fase della riduzione di orario, fondamentale per intervenire sui rallentamenti produttivi che ci saranno in futuro. Le aziende, per la sigla, dovrebbero seguire l'esempio di quelle leader mondiali, che fanno importanti investimenti ogni anno.

«Siamo in attesa che anche il governo faccia qualcosa a sostegno del settore – ha concluso Nieri -. Quello che è stato messo in campo non è sufficiente: dobbiamo sostenere un ambito da sempre significativo e importante, per metterlo nelle condizioni di ripartire».

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