L'industria metalmeccanica soffre il coronavirus
Continua la frenata dell’industria metalmeccanica lombarda. Nel secondo semestre 2019 sono state colpite dalla crisi 381 aziende metalmeccaniche e 16.885 lavoratori. Aumenta il numero delle imprese coinvolte dalla cassa integrazione ordinaria (352) e aumenta il numero di lavoratori coinvolti (15.343). Sono i dati principali del tradizionale «censimento della crisi» che FIM CISL Lombardia elabora ogni sei mesi. I territori maggiormente coinvolti nel semestre sono quelli di Milano (31,12%), Bergamo (13,76%), Lecco (13,05%) e Brianza (12,39%). Seguono Brescia, Varese, Como e Cremona. Queste aree vedono la sussistenza di insediamenti industriali importanti, sia nei comparti tradizionali che in quelli innovativi del settore metalmeccanico, con una presenza cospicua sia di grandi imprese di livello nazionale e internazionale, mentre le imprese medio-piccole sono storicamente radicate in tutti i territori. I dati mostrano la preponderanza dell’intervento di cassa integrazione ordinaria e la sua distribuzione nei diversi territori. La cassa integrazione ordinaria è particolarmente accentuata nei territori di Milano, Bergamo, Lecco, Brescia e Brianza. In provincia di Monza/Brianza e Lecco vi è la compresenza anche dell’alto utilizzo di cassa integrazione straordinaria, che evidenzia la persistenza di situazioni di forte difficoltà. Mentre la mobilità è accentuata a Lecco e Varese.
«Siamo di fronte a una situazione di diffusa sofferenza – dice Luca Nieri, segretario generale Fim Cisl Bergamo – caratterizzata da diversi elementi che incidono negativamente. Si tratta di elementi macroeconomici (stagnazione dell’Europa, USA che cresce meno del previsto e Cina che sta crescendo sotto al 6%); turbolenze geo-socio-politiche (dazi, Brexit, coronavirus); l’export è calato dello 0.9%, e la debolezza della domanda interna non ha compensato questo rallentamento. Infine, l’elemento più importante per il settore: il drastico rallentamento del manifatturiero e in particolar modo del metalmeccanico (auto, elettrodomestici e utensili). In particolar modo la situazione relativa all’epidemia di influenza da Coronavirus ha ulteriormente colpito il settore auto (quello cinese è uno dei principali mercati al mondo)».
«Nel secondo semestre del 2019 – continua Nieri – i primi lavoratori che hanno accusato la crisi sono stati i lavoratori somministrati e a tempo determinato, mentre contestualmente si è intensificato l’utilizzo di ferie arretrate (in particolar modo nelle realtà più piccole, che sono quelle che destano la maggior preoccupazione) e poi di ammortizzatori sociali, in particolar modo il Contratto di Solidarietà (nei primi mesi del 2020è stato attivato alla SAME , alla Tenaris di Costa Volpino e alla Exide, dopo che nello scorso anno era partito anche alla "fonderia ghisa e dischi" della Brembo)».