Il caso

Maier Cromoplastica, la deputata Suriano (Manifesta) porta la questione a Roma

L’interrogazione parlamentare chiede la cassa integrazione straordinaria. Fino ad oggi, i liquidatori sono ancora fissi sul no

Maier Cromoplastica, la deputata Suriano (Manifesta) porta la questione a Roma
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Da Verdellino, è approdata a Roma la questione della Maier Cromoplastica, portata in sede parlamentare dalla deputata Simona Suriano del gruppo Manifesta, oggi candidata al plurinominale di Bergamo con Unione Popolare.

La richiesta della Suriano nasce «per chiedere al Ministro se non intenda, di concerto con la Regione Lombardia, premere sui liquidatori dell'azienda per far sì che richiedano  la cassa integrazione straordinaria per le lavoratrici e i lavoratori della Maier Cromoplastica favorendo così l'interessamento di eventuali acquirenti».

L’interrogazione pone le proprie radici nella decisione dei liquidatori della Maier Cromoplastica di Verdellino di avviare nel mese di luglio la procedura di liquidazione dell'azienda in 75 giorni con il successivo licenziamento dei dipendenti.

Nelle premesse, la deputata fa notare che «l’azienda solo a parole sembrerebbe interessata a valutare ipotesi di acquisizione del sito di Verdellino da parte di potenziali acquirenti, mentre nei fatti sta facendo di tutto per evitare una tale soluzione che -nota la Suriano -salverebbe il lavoro dei 92 lavoratori e lavoratrici del sito di Verdellino. Avviando la procedura di liquidazione già da luglio, l’azienda ha reso difficile la possibilità da parte di possibili acquirenti di poter rilevare il sito per i tempi troppo stretti. I gruppi sindacali e le Rsu hanno sollecitato i liquidatori a chiedere la cassa integrazione straordinaria, che permetterebbe tempi più lunghi favorendo così l'interessamento di eventuali acquirenti. Tuttavia, i liquidatori hanno espresso, anche nell'ultimo incontro con la parte sindacale e la Rsu del 26 agosto, l'indisponibilità a richiedere la cassa integrazione straordinaria. L’azienda sta dimostrando una totale irresponsabilità sociale, aggravante il fatto che in passato ha ricevuto contributi pubblici da parte della Regione Lombardia».

L’ultimo aggiornamento sulla questione, o meglio, ferita ancora aperta, aveva visto una parziale buona notizia, dato che ai lavoratori era stata data l’opportunità di restare a casa non retribuiti fino a nuovi sviluppi, ma quantomeno senza usare ferie e permessi accumulati. Piccola soddisfazione e solo temporanea, se davvero al decisione dei liquidatori dovrebbe restare ferma e decisa sul no alla cassa integrazione.

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