Mercati sempre più vuoti: Bergamo, in quattro anni, ha perso 200 attività ambulanti
Se nel 2020 le realtà erano 2024, negli ultimi quattro anni il numero è crollato a 1.800. Complici (anche) le normative relative ai rinnovi
I mercati stanno, pian piano, morendo. In provincia di Bergamo, rispetto a quattro anni fa, ci sono circa duecento attività ambulanti in meno. Se nel 2020 le realtà erano 2024, negli ultimi quattro anni il numero è crollato a 1.800.
Lo afferma Cesare Rossi, vicedirettore di Confesercenti Bergamo, alla luce di dati nazionali che non raccontano un quadro migliore: in Italia, in soli due anni, hanno chiuso quattordicimila attività, da oltre 176 mila del 2020 a poco più di 162 mila del 2022.
Il dramma riguarda il ricambio: per tanti professionisti che lasciano, non ce ne sono altrettanti pronti a ricominciare. Come conferma anche L'Eco di Bergamo, su dati Anva (l'associazione nazionale venditori ambulanti di Confesercenti), nel 2023 hanno aperto soltanto 3.500 nuove attività, cinquecento in meno del 2022 (erano quattromila). Il paragone con il 2015 è abissale: nove anni fa, quindicimila nuove realtà avevano aperto.
Un crollo iniziato quattordici anni fa
Il rischio è che entro il 2025 potrebbero non esserci definitivamente più nuove imprese pronte ad aprire. Ma qual è la causa di un crollo così repentino? La pandemia, in primis. Ma anche le normative in merito: prima fra tutte la Legge Concorrenza 2022, che introduce «criteri generali per il rilascio di nuove concessioni restrittivi della concorrenza in entrata e favoriscono, in contrasto con le regole europee, i concessionari uscenti», come da segnalazione del presidente Sergio Mattarella.
Ma prima ancora della Legge Concorrenza 2022, a pesare sul settore è stata la Direttiva Bolkestein del 2010 che ha - di fatto - impedito il rinnovo automatico di autorizzazioni e concessioni in presenza di scarsità della risorsa naturale, favorendo invece il loro rilascio soltanto a seguito di una selezione. Nel frattempo, per tamponare la situazione, i Comui lombardi (su suggerimento delle associazioni) hanno scelto di emettere bandi pubblici di assegnazione fino al 2032. Ciò ha portato, in provincia di Bergamo, al rinnovo della concessione per l'ottanta per cento delle amministrazioni.