lo studio della camera di commercio

Nel 2021 recuperata la propensione a investire, ora la guerra apre nuove incertezze

L'anno scorso circa due imprese industriali su tre hanno realizzato investimenti, mentre negli altri comparti tale quota si ferma a circa un terzo

Nel 2021 recuperata la propensione a investire, ora la guerra apre nuove incertezze
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Le imprese bergamasche, pur con intensità diverse a seconda dei settori, nel 2021 hanno recuperato significativamente la propensione a investire. Tuttavia, lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina rimette in discussione le aspettative positive d’investimento espresse dalle aziende.

È questo, in sintesi, l’approfondimento realizzato dalla Camera di commercio di Bergamo nel mese di gennaio, che evidenzia comunque come la propensione degli imprenditori bergamaschi a investire sia superiore o in linea a quella regionale.

L'anno scorso circa due imprese industriali su tre, anche in virtù delle maggiori dimensioni, hanno realizzato investimenti, mentre negli altri comparti tale quota si ferma a circa un terzo. Nel comparto manifatturiero industriale e in quello artigiano la crescita rispetto al 2020 è stata significativa, mentre si è rivelata più limitata nel commercio al dettaglio e nei servizi. I motivi sono che il primo aveva mostrato una caduta modesta nel 2020, mostrandosi più resiliente agli effetti della pandemia, mentre i secondi hanno subito le conseguenze più pesanti della crisi e non sono ancora riusciti a recuperare i livelli pre-Covid.

«Dopo un 2020 caratterizzato dall’incertezza e dall’impossibilità di pianificare, nel 2021 le imprese hanno ripreso a investire - commenta il presidente della Camera di commercio Carlo Mazzoleni -. All’epoca della rilevazione prevedevano di mantenere alto il livello per l’anno in corso, ma l’attacco russo all’Ucraina ha generato una nuova ondata di incertezza sugli scenari economici che rimette in discussione la visione di solo poche settimane fa».

Riguardo la composizione degli investimenti, cresce la componente materiale, soprattutto per quello che riguarda impianti, macchinari e veicoli. Cala invece la quota investita in attrezzature informatiche, dopo l’impennata segnata nel 2020 anche a causa del massiccio ricorso al lavoro agile. La finalità prevalente alla base degli investimenti è il rinnovamento di impianti e apparecchiature obsolete, ma emergono specificità settoriali legate alle esigenze di aumentare la capacità produttiva e di attivare nuovi business, o potenziare l’attività con nuovi strumenti.

Le imprese che, al contrario, non hanno realizzato investimenti nel 2021 dichiarano motivazioni legate soprattutto alla mancanza di una reale esigenza o a una diversa pianificazione temporale, per cui gli investimenti sono già stati realizzati negli anni precedenti o sono programmati per i successivi. Rispetto all’anno precedente diminuiscono invece le indicazioni relative a prospettive di mercato incerte o alla mancanza delle risorse necessarie: emerge quindi un quadro economico-finanziario più solido dopo la crisi del 2020.

Gli imprenditori sono al momento tiepidi sulle possibili ricadute positive del Pnrr sul proprio settore di attività, in attesa probabilmente di maggiori indicazioni su modalità e tempi di attuazione. Si rileva un maggior ottimismo nel campione industriale, che si divide in tre gruppi sostanzialmente equivalenti tra imprese che si aspettano effetti positivi o molto positivi, effetti scarsi o nulli e imprese che non sono al momento in grado di fare una valutazione. In generale sono soprattutto le imprese di maggiori dimensioni a esprimere fiducia nella propria capacità di cogliere le opportunità derivanti dalla realizzazione del Piano.

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