Nuovi insediamenti logistici in Lombardia, Legambiente e Inu si oppongono a Regione
Tra le proposte anche introdurre nella norma promossa dalla giunta un obbligo di copertura fotovoltaica di capannoni e piazzali
Legambiente Lombardia e Inu (Istituto nazionale di urbanistica), le due organizzazioni fondatrici, insieme al Dastu (Dipartimento di architettura e studi urbani, Politecnico di Milano), del Centro di ricerca sul consumo di suolo, prendono posizione sul progetto di legge, promosso dalla giunta Regionale, che regolamenta lo sviluppo di nuovi grandi insediamenti logistici, in vista del voto del Consiglio Regionale. In Bergamasca un esempio è il polo logistico da oltre 66 mila metri quadrati previsto a Telgate.
Copertura fotovoltaica per compensare
«Si accoglie positivamente l’attivazione istituzionale su un ambito di attività economiche sviluppatesi in modo esplosivo ma non governato nell’arco dell’ultimo quindicennio - si legge nel documento congiunto -, anche se, a onor del vero, con circa duemila ettari di territorio dall’inizio degli anni duemila già trasformato in capannoni e piazzali logistici in tutta la Lombardia, la legge arriva quando i buoi sono scappati».
«I seimila ettari di aree industriali o commerciali dismesse della Lombardia rappresentano una grave inefficienza territoriale, oltre che una ferita al paesaggio e all’ambiente. Abbiamo visto sorgere capannoni in mezzo alle campagne, semplicemente togliendo sempre più terreno alle attività agricole», commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia.
Un processo non governato, sottolineano Legambiente e Inu, rende difficile per il territorio coglierne i benefici, generando sacche di disagio e di difficile integrazione: «La logistica porta con sé problemi ambientali ma anche importanti opportunità occupazionali, ma le maestranze che giungono al seguito dei nuovi insediamenti devono poter trovare i servizi essenziali, dal trasporto pubblico all’housing, dai servizi sociali a quelli di formazione. In territori che non sono dotati di questi servizi, come i piccoli Comuni agricoli in cui sono sorti molti poli logistici, si generano inevitabilmente situazioni di disagio che rendono difficile l’integrazione».
Servono necessarie modifiche, come propongono le organizzazioni: «Abbassare da tre a un ettaro la soglia dimensionale oltre la quale i nuovi insediamenti logistici sarebbero soggetti alla regolamentazione» e «una formulazione più stringente per il riutilizzo di aree dismesse, il divieto di prevedere nuovi ambiti logistici in aree agricole, l'obbligo di compensare le perdite di servizi ecosistemici, insieme a una definizione degli oneri a carico dello sviluppatore e l'inclusione, tra le tipologie di insediamenti sottoposti alla nuova normativa, anche dei centri di elaborazione dati (data center)».
Infine, proprio dalla considerazione dell'ampia superficie occupata dai grandi poli logistici, Inu e Legambiente chiedono di introdurre nella norma un obbligo di copertura fotovoltaica di capannoni e piazzali, al fine di concorrere al perseguimento degli obiettivi regionali di produzione energetica rinnovabile, senza dover occupare nuovo suolo.