Operaia licenziata dopo 38 anni alla Siac: i colleghi scioperano in massa
Fim e Fiom: «Atteggiamento disumano». L’azienda: «Licenziamento per solide ragioni dopo sei lettere di richiamo»
Licenziata dopo 38 anni di lavoro. Una brutta storia di lavoro, quella che vede suo malgrado coinvolta un’operaia con 38 anni di anzianità della Siac, azienda di Pontirolo che produce cabine di macchine per il movimento terra. A quattro anni dalla pensione, secondo l’azienda erano troppi gli errori e i danni causati alla produzione, che si sono verificati anche nei confronti dei clienti. Sono quindi arrivate sei lettere disciplinari e, infine, la lettera di licenziamento. Ne parla il Giornale di Treviglio.
Un’ora di sciopero: adesione al 90%
A denunciare la vicenda è la Fim Cisl di Bergamo, che ha organizzato per oggi, mercoledì 27 gennaio, un’ora di sciopero per protestare contro quella che definiscono «una antipatica decisione, arrogante e irrispettosa». L’adesione dei colleghi della donna è stata molto alta, vicina al 90% secondo Cisl.
«Riuscita la prima giornata di sciopero, con adesione vicina al 90% – spiega il sindacalista Mirco Locati –. Ora ci attendiamo che la proprietà ci convochi per annunciare un passo indietro sulla decisione del licenziamento della lavoratrice e di volerla reintegrare al suo posto. L’appartenenza non si chiede, la si ottiene con atteggiamenti responsabili. Questa lavoratrice, invece, è stata vittima di discriminazioni evidenti: le hanno fatto fare un lavoro abbastanza complesso dal punto di vista fisico, soprattutto considerando l’età e la struttura fisica della signora; le hanno dato in breve tempo delle lettere disciplinari e l’hanno licenziata. Le modalità fanno pensare che abbiano costruito il tutto per liberarsi di una signora non più giovane. In pratica, hanno cercato un misero pretesto per licenziare una dipendente che in 38 anni ha sempre mostrato lealtà, serietà e impegno in tutti i lavori a cui è stata assegnata».
Fim e Fiom: «Atteggiamento disumano»
La lavoratrice licenziata ha trascorso 38 anni di lavoro tra la Siac e la Ip, di proprietà al 50% della SIAC e 50% della Officine Vittorio Villa. Fiac, da parte sua, ha precisato che la donna non era dipendente della stessa Fiac ma della Ip.
Fim e Fiom, che hanno proclamato lo sciopero, in una nota unitaria sottolineano come sia «un atteggiamento disdicevole e disumano scaricare una dipendente a 4 anni dalla pensione, dopo quello che si è vissuto a Bergamo in questo 2020, in una situazione precaria che rischia di trasformare i 4 anni in 10 anni di attesa per sperare di arrivare alla pensione. Inoltre le modalità con cui si è comunicato il licenziamento denotano arroganza e una completa mancanza di rispetto, sintomo che le proprietà considerano i propri dipendenti semplici numeri, in totale contraddizione con quel sentimento di appartenenza che continuamente chiedono».
L’azienda: «Licenziamento per solide ragioni»
Fonti dirigenziali della Siac hanno commentato la notizia nel tardo pomeriggio. «Non è nostra abitudine licenziare i dipendenti per negligenza – spiegano – Ma in questo caso è stato purtroppo necessario. Sappiamo che la situazione è difficile, ma per motivi che non conosciamo e che comunque non ci sono stati spiegati dalla lavoratrice, si sono accumulati troppi errori nello svolgimento delle sue mansioni. Errori che hanno portato a danni ingenti sia all’interno dell’azienda che presso i clienti. Sappiamo bene che questo tipo di azioni si portano avanti soltanto in rari casi di estrema gravità, ma questo purtroppo lo era. Le cose sono andate troppo oltre: non potevamo più sopportare questo continuo stillicidio». Stando a quanto emerso, prima del licenziamento l’operaia ha ricevuto sei lettere di richiamo e le era stata poi cambiata posizione in azienda, con un cambio di mansione in sostituzione di una collega. Che però, spiega l’azienda, non è stata una soluzione duratura.