Crollo

Terziario, a picco la fiducia degli imprenditori bergamaschi nell'economia italiana

L'analisi condotta sul terziario rivela che 500 imprese temono di dover chiudere a causa dell’aumento dei costi dell’energia

Terziario, a picco la fiducia degli imprenditori bergamaschi nell'economia italiana
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I bergamaschi sono più pessimisti, o forse semplicemente più realisti, rispetto alla media degli italiani. La fiducia nell’andamento della propria attività da parte degli imprenditori del terziario è sceso a 40, tre punti in meno rispetto a marzo 2022 e all'attuale media italiana. Tuttavia questi tre punti, secondo le previsioni, verranno recuperati entro marzo 2023 (43).

Sono questi i dati emersi dall’Osservatorio Congiunturale Ascom Confcommercio Bergamo – Format Research, che si è focalizzato sul clima di fiducia nell'economia e problemi derivanti dall'aumento dei costi dell’energia. A essere maggiormente preoccupate sono le micro e le piccolissime imprese, accanto agli operatori del commercio e turismo; più fiduciosi il settore dei servizi e le imprese sopra i dieci addetti, che confidano nella propria capacità di attraversare indenni anche questa nuova crisi.

Fiducia nell'economia italiana a picco

Il dato più preoccupante è però il precipitare della fiducia nell’economia italiana, che questo autunno ha subito un durissimo colpo. L’indice è sceso da quota 36 a 26, perdendo ben dieci punti. E le previsioni non sono rosee. Al contrario, si attende un’ulteriore caduta a 24 per marzo 2023. La corsa per il recupero post Covid, che durava da due anni, risulta frenata. La crisi energetica rischia così di avere riflessi molto più pesanti rispetto alla pandemia, basti pensare che l’indicatore nazionale medio della fiducia si presenta più basso rispetto al periodo del lockdown più duro, a marzo 2020.

L’indicatore relativo ai ricavi ha subito un calo (era 46 a marzo 2022 e scende a 43), in linea con il dato nazionale. È tuttavia previsto un recupero, a quota 46 per i prossimi mesi (marzo 2023). Tuttavia, anche in questo, le imprese bergamasche appaiono più pessimiste rispetto alla media nazionale, che confida in un recupero a quota 51 nei primi tre mesi dell’anno prossimo.

500 aziende potrebbero chiudere per il caro energia

Le ripercussioni allo stato di fatto della crisi energetica preoccupano e sono preoccupanti. Se la situazione persiste saranno a rischio circa 1.900 imprese del terziario (1.100 pari al 6 per cento del commercio, 600 pari al 10,5 per cento del turismo e 200 pari allo 0,9 per cento dei servizi) e oltre 5.800 posti di lavoro. Attualmente, già 500 imprese dichiarano che potrebbero essere costrette a chiudere a causa dell’aumento dei costi dell’energia e dei prezzi praticati in generale dai fornitori, aumentati per l’82 per cento degli intervistati.

Nel complesso, conseguenza di un quadro pessimista, l’indicatore occupazionale delle imprese del terziario è in lieve peggioramento rispetto a marzo 2022 ed è passato da 48 a 47. Ancora una volta, il dato è più basso di quello nazionale, che è a quota 50, anche se è previsto in diminuzione a 45 per marzo 2023.

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