Protesta

Prosegue lo stato di agitazione dei dipendenti Abf: «Nessun progresso significativo»

A oltre un mese di distanza dal presidio di fronte alla Prefettura, si attende il confronto fissato per il 10 gennaio

Prosegue lo stato di agitazione dei dipendenti Abf: «Nessun progresso significativo»
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A oltre un mese di distanza dal presidio organizzato di fronte alla Prefettura di via Tasso, che ha coinvolto oltre cento lavoratori dell'Abf (Azienda bergamasca formazione), della vertenza aperta questa estate (quando era stato proclamato anche lo stato di agitazione) non vi è alcun progresso significativo. Lo confermano i sindacati di Fp-Cigl e Cisl-Fp di Bergamo.

Lo scorso luglio, i rapporti tesi tra dirigenza e i 340 dipendenti dell'Azienda bergamasca formazione aveva raggiunto un "punto di non ritorno", quando l'azienda aveva preso unilateralmente la decisione di rivedere il Fondo del salario accessorio e di non liquidare per intero il Premio dovuto per l'anno scolastico 2021-2022, rimettendo peraltro in discussione il Contratto decentrato del novembre 2021. Il punto di partenza di questa "escalation" in progressivo peggioramento delle relazioni sindacali risale a nove mesi fa, dopo l'insediamento della nuova dirigenza di Maurizio Betelli.

«Le criticità che ci avevano fatto aprire lo stato di agitazione sono ancora tutte lì - dichiarano Paolo Agape di Fp-Cigl e Fabio D'Aniello di Cisl-Fp di Bergamo -: chiediamo la conferma della validità degli accordi in essere, lo stop alla decurtazione del fondo delle risorse decentrate, un'inversione di tendenza nel ricorso a contratti co.co.co. e maggiore trasparenza all'interno dell'azienda».

A gennaio un nuovo confronto

Durante l'ultima sessione del Consiglio provinciale, datata al 19 dicembre, si è parlato anche di questi temi. Al centro degli interventi, due richieste: la prima è quella di «maggiore trasparenza e comunicazione delle scelte della Direzione generale»; la seconda, che arriva dal Consiglio provinciale, è quella di «chiudere quanto prima la vertenza in atto con le rappresentanze sindacali, anche e soprattutto per il danno d'immagine che potrebbe ingenerare il suo perdurate».

Un nuovo confronto tra le parti è fissato al 10 gennaio. Lo stato di agitazione, sottolineano i sindacati, resterà in essere. «Che Abf sostenga il contrario per noi è incomprensibile e anche poco rispettoso nei confronti dell'istituzione uditrice, oltre che dei delegati Rsu (finendo per screditare di fatto le componenti sindacali). Precisiamo - aggiungono - che la disponibilità a sospendere e non chiudere lo stato di agitazione risulta legata necessariamente a un effettivo progresso nella gestione delle relazioni sindacali da parte della Direzione generale».

La questione più importante, concludono i sindacati, è la «necessità che la Direzione ci comunichi quali intenzioni abbia rispetto ai temi oggetto dell'agitazione, come più volte richiesto e mai avvenuto. Tale condizione è imprescindibile per poter intavolare corrette relazioni sindacali e, quindi, far rientrare nella normalità l’interlocuzione con Abf».

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