l'allarme della Cisl

Rincari energetici e guerra in Ucraina: a rischio "cassa" 10 mila lavoratori bergamaschi

A causa delle maggiori difficoltà di approvvigionamento delle materie prime e dei rincari energetici diverse aziende potrebbero valutare stop parziali alla produzione

Rincari energetici e guerra in Ucraina: a rischio "cassa" 10 mila lavoratori bergamaschi
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La guerra in Ucraina, vista dal “fronte” occupazionale e produttivo, inizia a produrre prospettive ben poco piacevoli: secondo le stime della Cisl saranno almeno 10 mila i lavoratori bergamaschi che, a breve, potrebbero essere messi in cassa integrazione dalle aziende, per far fronte alle sempre maggiori difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, oppure per i costi insostenibili dell’energia.

«Oggi ci avvisano che un’azienda del Sebino ha chiesto ai propri lavoratori di usare le ferie, dal momento che la mancanza di nichel impedisce di procedere con la produzione – spiega Luca Nieri, segretario generale della Fim Cisl di Bergamo -. A breve il domino delle chiusure e delle difficoltà colpirà un numero di lavoratori altissimo, soprattutto nelle filiere e nell’indotto delle grandi aziende».

Anche il settore cartaio e grafico sta vivendo una situazione particolarmente delicata. I rincari dell'energia non consentirebbero di produrre carta restando nei prezzi che i clienti sono disposti a pagare e questo si riflette nel settore grafico. «Inoltre – aggiunge Luca Legramanti, segretario generale di Fistel Cisl -, l'aumento dei costi ha fatto sballare i costi di produzione in particolare per le “aziende rotocalco”, che hanno chiesto un rialzo dei prezzi ai clienti, che non sempre sono disposti a seguirli: questo comporta una diminuzione della produzione e quindi la conseguenza di una cassa integrazione che si può stimare per circa 200 lavoratori».

C’è poi il capitolo riguardante i cementifici presenti in Bergamasca e, nello specifico, i due “colossi” Unicalce e Italcementi, che al momento non hanno ancora palesato prospettive di cassa o di fermate, ma per i quali il rialzo delle bollette inizia a pesare sulla produzione e si somma ai costi in continua crescita derivati dalla compensazione delle quote di anidride carbonica emesse. In particolare, il gruppo Italcementi, negli ultimi anni ha fatto richiesta per aumentare le tonnellate di consumo dei combustibili in sostituzione di quelli fossili, derivanti dai procedimenti di distillazione del petrolio, ma l’iter è ancora in fase di completamento.

«Seguiamo con particolare attenzione le ripercussioni economiche che stanno avanzando – commenta Simone Alloni, numero uno di Filca Cisl Bergamo, con delega regionale per il settore del cemento -, in particolare dentro le trattative locali e nazionali per i rinnovi dei contratti collettivi. Lavoriamo per trovare i giusti elementi contrattuali in modo che la situazione non si ripercuota sui dipendenti».

Per l’edilizia, invece, i problemi più grossi sono rappresentati oltre che dall’incremento dei prezzi, anche dalla mancanza di materiale. «Imprese impegnate nelle ristrutturazioni del 110% oggi sono costrette a rallentare o, nella peggiore delle ipotesi, a bloccare l’avanzamento lavori», fanno sapere dal sindacato.

Nulla di nuovo invece, almeno per il momento, nei settori tessile e chimico. «Ad oggi – dice Cristian Verdi, segretario generale Femca Cisl - tolte le aziende che erano già in difficoltà, non abbiamo particolari situazioni di crisi dovute al caro bollette. Ci sono, anzi, diverse imprese che stanno assumendo. Anche qui si riscontra fatica nel reperire il personale, dagli addetti per la manodopera alle figure impiegatizie, fino arrivare anche a livelli superiori, sia nella moda che nel chimico. Rimangono, in verità, alcune situazioni già compromesse o magari di cassa integrazione dovute alla carenza di ordini. Col tempo la situazione potrebbe diventare insostenibile, ma per ora non ci sono possibili casse integrazioni che mettano a repentaglio i posti di lavoro».

«Si intravedono le prime difficoltà produttive nelle aziende energivore, che non riescono a scaricare i maggiori costi nell'immediato – conclude Francesco Corna, segretario generale della Cisl di Bergamo -. Bisogna sostenere i lavoratori interessati con ammortizzatori sociali che coprano la perdita del reddito e tutelare la capacità produttiva delle aziende bergamasche, con l'auspicio che si trovino soluzioni strutturali per rendere il nostro Paese meno dipendente dal punto di vista energetico».

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