Protesta

Sciopero dei benzinai (infuriati) dal 24 al 27 gennaio, i serbatoi rischiano di rimanere a secco

La categoria molto critica nei confronti del Governo, accusato di voler scaricare le sue responsabilità sui gestori

Sciopero dei benzinai (infuriati) dal 24 al 27 gennaio, i serbatoi rischiano di rimanere a secco
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Gli automobilisti sono avvisati: dal 24 gennaio alle ore 19 fino al 27 gennaio alle ore 7 i benzinai saranno in sciopero, per protestare contro il nuovo decreto del governo Meloni. Chi non vuole rimanere a piedi o rischiare rimanendo in riserva, dovrà quindi recarsi al distributore nei giorni precedenti, oppure trovare soluzioni alternative.

A far arrabbiare i gestori è il provvedimento che li obbliga a mostrare, aggiornandolo quotidianamente, il prezzo medio dei carburanti, indicato da apposito bollettino del Ministero dell’Ambiente, accanto a quello della loro attività. «Il Governo aumenta il prezzo dei carburanti e scarica la responsabilità sui gestori, che diventano i destinatari di insulti ed improperi degli automobilisti esasperati» si legge nella nota di Faib-Confesercenti, Fegica e Figisc-Confcommercio. «È stata avviata contro la categoria una campagna mediatica vergognosa» continua il comunicato, sostenendo che nel frattempo «vengono beatificati i trafficanti di illegalità, che operano in evasione fiscale e contributiva e che sottraggono all'Erario oltre 13 miliardi di euro l'anno».

I rappresentanti della categoria parlano di una vera e propria «ondata di fango» contro «onesti lavoratori» ed hanno annunciato una campagna di controinformazione sugli impianti. Inoltre, per le giornate del 25 e 26 gennaio 2023 è in programma un presidio sotto Montecitorio. I benzinai, infatti, si sentono il capro espiatorio del Governo, che ha deciso di non rinnovare i tagli alle accise, pari a 30,5 centesimi lo scorso marzo (una riduzione dello sconto già c’era stata a inizio dicembre), facendo aumentare in media i costi da 1,6 a 1,85 euro al litro, con prezzi che in autostrada hanno superato anche gli 1,9 euro al litro. In realtà, i prezzi in esposizione sono decisi dalle compagnie petrolifere, mentre da contratto la categoria ha un margine di guadagno lordo fisso che si aggira tra i 3 ed i 3,5 centesimi al litro. Oltre all’obbligo di accostare al loro la cifra media del bollettino, sono anche tenuti a comunicare al ministero competente ogni variazione dei prezzi indicati.

«L'impressione che la categoria ha tratto da questa vicenda è quella di un Esecutivo a caccia di risorse per coprire le proprie responsabilità politiche, senza avere neppure il coraggio di mettere la faccia sulle scelte operate e ben sapendo che l'Agenzia delle Dogane, il Mimit, e l'Agenzia delle Entrate hanno, già oggi, la conoscenza e la disponibilità di dati sul movimento, sui prezzi dei carburanti e sull'affidabilità delle comunicazioni giornaliere rese dalla categoria – hanno concluso le associazioni -. È un imbroglio mediatico al quale le organizzazioni di categoria intendono dare risposte con la mobilitazione dei gestori».

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