braccia incrociate per due giorni

Sematic, concluso lo sciopero: «Non si usi il Covid come scusa per delocalizzare»

I lavoratori chiedono all'azienda il mantenimento dell'occupazione dello stabilimento di Osio Sotto e basta temporeggiamenti

Sematic, concluso lo sciopero: «Non si usi il Covid come scusa per delocalizzare»
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Mantenimento della piena occupazione dello stabilimento di Osio Sotto, basta temporeggiamenti e risposte certe, possibilmente in tempo brevi. Sono le richieste avanzate dai lavoratori della Sematic al termine dello sciopero indetto questa mattina (lunedì 18 gennaio).

I dipendenti dello stabilimento osiense, che fa parte del gruppo Wittur, erano tornati a incrociare nuovamente le braccia per due intere giornate lavorative venerdì scorso, dopo che a margine del tavolo di crisi convocato la scorsa settimana al MiSE, la dirigenza aveva ribadito di non essere in grado di rivedere le scelte fatte a settembre.

«La situazione sta diventando insostenibile per i dipendenti – sottolinea Mirco Locati, della Fim Cisl di Bergamo -. Bergamo e la sua provincia hanno pagato un tributo altissimo in termini di vite umane a causa del coronavirus e rischiamo che paghi un prezzo analogo anche in termini economici e di posti di lavoro. Non possiamo accettare che aziende sane prendano la scusante del Covid per delocalizzare in cerca di maggiori guadagni».

Nello specifico, il gruppo Wittur aveva annunciato la volontà di trasferire gran parte della produzione in Ungheria, una scelta che lascerebbe senza posto di lavoro circa 200 persone. «Già nel 2019 il gruppo aveva fatto presente la volontà di delocalizzare e grazie ai sindacati, ai tavoli istituzionali e a tutti i lavoratori si è attenuata la ricaduta di tale delocalizzazione – aggiunge Locati -. L'azienda ha continuato a guadagnare e nonostante questo, nascondendosi dietro alla crisi pandemica, lo scorso anno ha ripresentato la volontà di spostare le produzioni in Ungheria».

«La proprietà non si sbilancia a dire che ci sono esuberi – conclude Mirco Locati -, ma nel concreto sta investendo in tutti gli altri stabilimenti, mentre ad Osio vediamo andar via pezzi di produzione, “know how”, certificazioni e investimenti».

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