Un buon dicembre, ma i saldi non decollano e i negozi pagano (di nuovo) il dazio alla paura
Per il commercio in città è sempre dura. Per la tradizionale promozione stagionale ci si aspettava un successo, e invece...
di Angela Clerici
«Che cosa è il mio negozio? Si guardi intorno e mi dica lei. Siamo partite tre anni fa con gli accessori, molto si lavorava con il turismo, con il passaggio. Poi abbiamo introdotto scarpe, abiti, confezioni... e adesso siamo un negozio dove si può trovare un po’ di tutto. Ma soprattutto consolazione». Liliana Foresti ha venduto gonne e camicie per quarant’anni da Petronio poi, insieme alla figlia, si è messa in proprio. Oggi a Bergamo è un punto di riferimento per tante persone, soprattutto donne.
«Spiegare la nostra impostazione non è facile, ma forse basta un esempio. Siamo in inverno e noi abbiamo la vetrina piena di capi colorati, in maniera forte. Anche questo andare contro tendenza è lanciare un messaggio. Mettiamo via la banalità, cerchiamo di essere il meglio di quello che siamo. Spontanee». La cifra di questo negozio è l’accoglienza, le clienti entrano come se fossero a casa propria o, comunque, da un’amica; guardano, provano, nessuno le forza a comprare. «Con i saldi facciamo la stessa cosa, cerchiamo di interpretarli in maniera sincera, facciamo degli sconti, ma niente di straordinario, così, un invito in più, semplicemente».
I saldi. Negli anni sono stati un salvagente per i commercianti, un modo per consolidare i guadagni del Natale, l’occasione magari per piazzare cose vecchie. Adesso viviamo in un periodo strano. Lo conferma Roberta Uslengo, di Milano, da sette anni a Bergamo. Dirige il negozio di abbigliamento Kigili, in via Tiraboschi: «Abbiamo avuto un buon dicembre, anche superiore alle aspettative, ma questi saldi fanno fatica a decollare. Credo ci siano diversi fattori, ma la paura del Covid è tornata al primo posto». Roberta spiega che il marchio Kigili viene dalla Turchia, che è stato fondato nel 1938. Da alcuni anni è sbarcato anche in Italia, nei negozi Coin. Quindi ha aperto delle boutique a Saronno, Bergamo, Bologna.
«Offriamo la qualità di tessuti italiani uniti alla convenienza della confezione preparata in Turchia, un mix interessante. Tornando al discorso dei saldi, io ricordo bene le code degli anni Novanta, a Milano. Allora avevo un negozio in corso Buenos Aires e quando veniva la metà di gennaio la gente faceva a gara per accaparrarsi capi e oggetti. I tempi oggi sono molto diversi, la rete commerciale è cambiata, ci sono alla periferia della città i grandi centri che attirano clienti. È una sfida che contrappone i cuori storici delle città alle strutture periferiche studiate soltanto per la vendita e per il tempo libero. Io credo che Bergamo potrebbe cercare di favorire di più il commercio, le botteghe, che poi rappresentano gran parte della vita di una città».
Il tema del commercio e della qualità della città si intrecciano. Lo sa bene Renata Nicoli che con il marito da una vita gestisce i negozi di scarpe Kammi e Penelope, in centro: «In questi giorni la città appare vuota, basta guardare fuori. Credo sia l’effetto della paura del Covid che è tornata a farsi sentire dopo Natale: la gente esce poco, tanti uffici si sono di nuovo svuotati e prevale lo smart working. Anche il turismo si è di nuovo contratto... il risultato è che si lavora di meno. Per fortuna dicembre è stato buono».