Un rider risponde al collega: «Il nostro è lavoro autonomo, quando lo scegliamo sappiamo com'è»
Un lettore ci ha scritto perché in disaccordo con quanto raccontato da un altro rider alla Cgil Bergamo. E facendo alcune precisazioni
La chiamano anche «nuova schiavitù», perché è un lavoro pesante, "al servizio" di chi non ha voglia di muoversi da casa e soprattutto sottopagato. Ciclicamente, la questione dei riders, ovvero di coloro che effettuano consegne a domicilio di cibo (principalmente) per grandi piattaforme, torna alla ribalta. Anche a Bergamo. Ma non tutti la vedono nello stesso modo.
«Non veniamo pagati 3,77 euro l'ora»
Un lettore, che di professione fa proprio il rider, ci ha infatti scritto per rispondere al collega che nei giorni scorsi, attraverso la Cgil di Bergamo, lamentava le tante difficoltà di questo lavoro. «Dall’inizio del 2023 i compensi per ciascuna consegna sono calati sempre di più - ha raccontato il lavoratore attraverso il sindacato -. Se lo scorso anno si aggiravano fra i sei e i sette euro, ora sono scesi a 3,77 euro lordi».
Il lettore che ci ha scritto, però, non è d'accordo: «Sono dovute delle precisazioni: un ordine è pagato 3,77 euro, non prende 3,77 euro a ora! Mediamente facciamo dalle due alle tre consegne in un'ora, per cui parliamo di un compenso medio di 10 euro all'ora. È un lavoro autonomo, è il rider a decidere quante ore di disponibilità dare, nessuno obbliga a fare dieci ore al giorno, né lavorare sette giorni su sette. Si è liberi di decidere quale giorni lavorare e in che orari. Questo l'intervistato ha dimenticato di dirlo (non potrebbe fare nulla di tutto ciò se fosse un dipendente)».
«È lavoro autonomo, non dipendente»
Secondo il rider che ci ha scritto, «chi sceglie di fare questo lavoro sa benissimo in cosa consiste. Chi sceglie di lavorare in bici (consegne più vicine), chi in scooter, chi in auto. Il compenso di 3,77 euro è il minimo e ovviamente significa che ristorante e punto di consegna sono vicini, altrimenti l'importo aumenta. Non è assolutamente possibile fare una media di stipendio perché ci sono troppe variabili! Cosa vuol dire novecento euro al mese (cifra che riportava il comunicato della Cgil, ndr)? Quante ore lavorate? Quante consegne?».
In conclusione, il lettore-rider dice: «Questo articolo (quello con le parole del suo collega e della Cgil, ndr) rappresenta solo una parte di riders, quelli che vogliono trasformare questo lavoro in dipendente quando non lo è. Tutti gli altri hanno fatto di tutto per mantenere l'autonomia con fogli di pagamento ben più alti».