la mobilitazione

No delivery day: protesta dei rider venerdì 26 marzo e presidio della Cgil in stazione

I sindacati invitano i consumatori a non usufruire del servizio di consegna a domicilio, ma di utilizzare solo il servizio di asporto rivolgendosi direttamente ai ristoranti

No delivery day: protesta dei rider venerdì 26 marzo e presidio della Cgil in stazione
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Dopo un anno di straordinari, sempre in sella alle bici tra lockdown ripetuti e rischio di contrarre il Covid, la situazione dei rider oggi è addirittura peggiore di quella di 12 mesi fa. Per questa ragione venerdì 26 marzo sarà per i rider una giornata di mobilitazione in tutta Italia, proclamata dalla rete "Rider X i Diritti", per chiedere l’applicazione di un contratto collettivo nazionale di settore (quello dei Trasporti e della Logistica o quello del Commercio) che dia reali garanzie sul lavoro.

All’iniziativa ha aderito anche la Cgil. Secondo il sindacato l’accordo siglato tra Ugl e Assodelivery non avrebbe migliorato le condizioni degli operatori del settore. Al contrario l’intesa offrirebbe pochissime tutele ai lavoratori, istituzionalizzandone la precarietà: ordini ridotti, minori compensi e applicazioni che obbligano a una crescente concorrenza tra fattorini.

La protesta a Bergamo

Al momento prosegue l’opera di volantinaggio: in queste ore Nidil-Cgil sta invitando i fattorini della filiera legata al “food-delivery” a radunarsi venerdì alle ore 20.30 nel piazzale della stazione ferroviaria della città.

«I diritti che chiediamo da tempo, sui quali era stato aperto un tavolo di confronto al Ministero ignorato da Assodelivery, riguardano un orario minimo settimanale, un compenso minimo, la tredicesima, ferie pagate, la malattia retribuita e maggiorazioni per il lavoro notturno e festivo», spiegano Paola Redondi e Francesco Chiesa.

«L’accordo tra Ugl e Assodelivery invece – aggiungono i sindacalisti -, prevede garanzie solo presunte. Ad esempio contempla la possibilità di una maggiorazione per il lavoro notturno, ma a partire da consegne dopo la mezzanotte e fino alle 7 del mattino, in una fascia oraria in cui è difficile che qualcuno ordini cibo. Si riconosce, poi, un premio di 600 euro per chi raggiunge le 2 mila consegne in un anno solare, ma un rider con cui ci siamo confrontati di recente e che lavora quasi quotidianamente ci ha riferito di essere riuscito a raggiungere quota 1.800 consegne in circa due anni. Si tratta dunque di un premio pressoché impossibile da ottenere. Viene introdotta, poi, una paga oraria di 10 euro lordi ma che contempla solo il tempo effettivo di pedalata. Peccato che per pedalare 60 minuti si lavori anche 4 ore, tenendo conto dei tempi di attesa degli ordini. La paga oraria è una presa in giro».

Un “No delivery day”

La Nidil-Cgil di Bergamo, al fianco dei rider della città dal 2018, invita dunque i consumatori a non usufruire del servizio di consegna a domicilio venerdì prossimo, bensì utilizzare solo il servizio di asporto rivolgendosi direttamente a ristoranti e ad altri esercizi commerciali.

«Consumatori e rider possono dare un forte segnale alle applicazioni – proseguono Redondi e Chiesa - affinché ci si sieda al tavolo e si torni a trattare. Non siamo contro il sistema del delivery, ma serve che sia sostenibile e che chi ci lavora sia tutelato».

La contrattazione possibile

I contenuti del primo accordo sindacale siglato tra una piattaforma digitale di food delivery e il sindacato in Toscana sono i seguenti: niente cottimo, paga di 9 euro all'ora, bonus consegna, indennità per maltempo, lavoro notturno e festivo. Cui si aggiungono rimborsi chilometrici, stop ai contratti occasionali e sostituzione con contratti di collaborazione continuativa che prevedono i contributi Inps e Inail, accesso alle tutele in caso di malattia, infortunio, maternità, disoccupazione.

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