Via altre filiali di Intesa e Bper in Bergamasca: le banche voltano le spalle al territorio
La prima taglia 13 sportelli in nome della digitalizzazione, la seconda ne chiuderà cinque. Unico criterio: riduzione dei costi e massimizzare i ricavi
di Andrea Rossetti
Sindacati e consumatori la chiamano «desertificazione bancaria», mentre per gli istituti è un normale percorso di «digitalizzazione» e «remotizzazione». Il risultato è sempre lo stesso: sul territorio ci sono sempre meno filiali e bancomat, con un evidente disagio per parte della popolazione. Che, in un Paese sempre più vecchio, è tutt’altro che minoritaria.
In Bergamasca il problema si fa sentire più che da altre parti. E non soltanto perché siamo una delle province con il tasso d’invecchiamento più elevato, ma anche perché abbiamo tanti piccoli Comuni montani con pochi abitanti e dove i servizi sono sempre di meno.
Lo conferma anche il dato relativo ai pagamenti elettronici: secondo il Centro studi Uilca Orietta Guerra, dal 2016 a oggi l’utilizzo del Pos in Lombardia è aumentato del 106 per cento, mentre in Bergamasca l’aumento è stato “solo” del 65 per cento. Una popolazione mediamente più anziana fa più fatica ad adattarsi al nuovo e lo stesso vale per le attività di quei piccoli Comuni con meno servizi e infrastrutture arretrate.
È quindi evidente che dovrebbero essere proprio queste comunità quelle più “coccolate” dalle banche. Perché è lì che serve una maggior presenza, un maggior supporto, più bancomat. Eppure i dati vanno in totale controtendenza.
In Bergamasca, dal 2015 al 2021 i bancomat sono diminuiti del 12 per cento e, stando alla Fabi (Federazione autonoma bancari italiani), sono oggi più di ottanta i Comuni bergamaschi senza presidi bancari, cioè oltre il 35 per cento del totale. Di questi, più della metà hanno meno di mille abitanti e sono situati nelle Valli.
Il trend è evidente, tanto che (...)