Il festival compie 50 anni

Bergamo Jazz obliquo e ubiquo Supera generi e spazi canonici

Bergamo Jazz obliquo e ubiquo Supera generi e spazi canonici
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Un poker di giornate con grandissimi nomi, live show all’aperto, concerti in cornici suggestive e aliene alla musica dal vivo quali musei e pinacoteche. Afterhour nei locali per sfruttare, anche con jam session, la notte. Che tanto si addice al genere. Bergamo Jazz è alla 41esima edizione, ma esiste da 50 anni, perché ha avuto due stop nella sua storia. Si è rigenerato nel migliore dei modi e ora vive di ottima salute. Il format non cambia rispetto agli ultimi anni, come non cambia il direttore artistico, Dave Douglas, che getta quest’anno uno sguardo alla musica africana, senza ovviamente trascurare nomi storici del jazz e le tendenze più avanzate. Squadra che vince… Organizzazione a cura di Fondazione Teatro Donizetti.

Il cinema, e poi... Dopo un prologo a braccetto col cinema, si comincia a fare sul serio da giovedì 21: il Teatro Sociale (ore 21) sarà cornice ideale all’evento principale della giornata: una festa di compleanno in musica dedicata a Gianluigi Trovesi, il più internazionale dei jazzisti bergamaschi. 75 anni compiuti lo scorso 10 gennaio, il polistrumentista di Nembro offrirà un piccolo ma significativo spaccato delle esperienze di cui è stato ed è artefice nell’arco di una serata suddivisa in due parti ideali. Si comincerà con l’attualità: il quintetto “orobico” (con Paolo Manzolini alla chitarra, Marco Esposito al basso elettrico, Vittorio Marinoni alla batteria e Fulvio Maras alle percussioni), che ha da poco pubblicato l’album “Mediterraneamente” e al quale si unirà eccezionalmente la pianista israeliana Anat Fort. Presente e passato si intrecceranno invece nel secondo set, contrassegnato dalla partitura orchestrale Dedalo eseguita per la speciale occasione dalla norvegese “Bergen Big Band” sotto la direzione di Corrado Guarino. Sempre giovedì sono in scaletta altri tre appuntamenti, ad iniziare dalla suggestiva solo performance del sassofonista Dimitri Grechi Espinoza nel Museo della Cattedrale (ore 18). E poi i due concerti della sezione “Scintille di Jazz” curata da Tino Tracanna e rivolta a valorizzare i nuovi talenti: alle 19, alla Marianna, con il trio del pianista Ermanno Novali; alle 23.30, al Tucans Pub, con i milanesi Dugong.

Anja Lechner (foto Marco Caselli)
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Anja Lechner

Archie Shepp (photo Peter Necessany
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Archie Shepp

Dave Douglas 2018 (foto Gianfranco Rota) GFR_2341
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Dave Douglas

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Dinosaur

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Dobet Gnahore

Dugong
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Dugong

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Ermanno Novati Trio

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Federica Michisanti

Gianluigi Trovesi 1 (foto Roberto Cifarelli)
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Gianluigi Trovesi

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Gianluigi Trovesi

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I am a fish

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Manu Dibango

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Milesi O O F T H

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Novotono

Pasxquale Mirra - Hamid Drake 11 © Roberto Cifarelli
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Quintorigo

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Strino - Corini Duo

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Teremce Blanchard

Venerdì 22. Veniamo alle tre serate in abbonamento al Creberg Teatro (vista la chiusura del Donizetti). Ad aprirle, venerdì 22, un’autentica icona del jazz: il sassofonista Archie Shepp, affiancato dal pianista francese Pierre-François Blanchard, dal contrabbassista di origine ungherese Matyas Szandai e dal batterista di Chicago Hamid Drake. A seguire, Terence Blanchard, da New Orleans, recente vincitore di un Grammy Award e insignito di una nomination agli Oscar per la colonna sonora del film di Spike Lee “Blackkklansman”. Si esibirà con il suo E-Collective che promette sonorità elettriche ispirate a Miles Davis e ritmi che virano verso il funk.
La giornata sarà aperta alle 17, nell’Oratorio di San Lupo, dall’Horn Trio della contrabbassista romana Federica Michisanti; con lei ci saranno il trombettista Francesco Lento e il sassofonista e clarinettista Francesco Bigoni. Per “Scintille di Jazz” due i concerti: alle 19, al ristorante Le Iris, con il duo della chitarrista Eleonora Strino e del contrabbassista Giulio Corini; alle 23, all’Elav Circus, con il nuovo progetto Oofth del sassofonista Massimiliano Milesi. Al termine, jam session aperta a tutti.

Sabato 23. Sabato al Creberg Teatro primo set con il quartetto di David Murray, colosso del sax coadiuvato da David Bryant al pianoforte, Dezron Douglas al contrabbasso ed Eric Mc Pherson alla batteria. E nella seconda parte della serata spazio a una delle nuove regine della musica africana, l’ivoriana Dobet Gnahoré, cantante, danzatrice e percussionista. La mattina alle 11, all’Accademia Carrara, duo vibrafono-batteria/percussioni costituito da Pasquale Mirra e da Hamid Drake. Alle 15 all’ Oratorio di San Lupo concerto della violoncellista tedesca Anja Lechner. Presenza femminile anche all’Auditorium (ore 17), con la trombettista inglese Laura Jurd che si produrrà alla guida dei Dinousar, quartetto che fonde il linguaggio del jazz con le più sofisticate sonorità dell’electro-pop. Per gli ultimi due concerti di “Scintille di Jazz” i Novotono, ovvero i fratelli clarinettisti Adalberto e Andrea Ferrari, suoneranno nel Salone d’Onore del Museo Bernareggi (ore 19), mentre i milanesi I Am A Fish saranno all’Elav Circus (ore 23.30). Infine, la street parade. Dalle 16 si esibirà nelle vie Tasso e Pignolo la P-Funking Band, marching band che mescola funk, disco music, hip hop, soul, rhythm’n’blues e jazz sullo sfondo di coreografie pirotecniche.

Domenica 24. Gran finale domenica al Creberg Teatro (ore 21) con una vera celebrità della world music, Manu Dibango. Per il cantante e sassofonista camerunense è l’unica tappa italiana nell’ambito di un tour celebrativo dei 60 anni di carriera. Il resto della giornata è comunque di livello: alle 11, all’Oratorio di San Lupo, è infatti previsto il promettente duo portoghese formato dalla vocalist Sara Serpa e dal chitarrista Andrè Matos. Alle 12, lungo la Corsarola di Città Alta, altra parata musicale con la P-Funking Band, che tornerà in azione alle 18.30, con concerto conclusivo a Colle Aperto. Alle 15, Sala Piatti, piano solo di un fuoriclasse del mainstream jazz come Jacky Terrasson, definito per il suo stile brillante “il pianista della felicità”, mentre alle 17, al Teatro Sociale, largo a una band che sin dai suoi esordi agisce in equilibrio fra jazz e pop sperimentale dalle sfumature cameristiche, i Quintorigo, ciliegina sulla torta di un programma obliquo e ubiquo, che supera generi e spazi canonici.

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