Bergamospia (si dice, non si dice) I "Bus Brothers" di traverso all'Atb
Che cosa si dice, che cosa si scrive, ma soprattutto cosa non si dice e non si scrive (solitamente) della nostra città. Tra sussurri e grida una raccolta indiscreta.
Festa islamica al Lazzaretto, atto secondo
La Lega polemizza, Angeloni fa la predica
La “Festa musulmana del sacrificio” si avvicina, la bufera della polemica anche. A sollevarla nuovamente i consiglieri comunali leghisti Pecce e Ribolla, che in punta di diritto si chiedono perché il Comune abbia concesso il Lazzaretto scavalcando Bergamo Infrastrutture, società che lo gestisce. La struttura, puntualizzano i lumbard, dovrebbe essere usata «solo per fini sportivi e ricreativi». Rispondono gli assessori Giacomo Angeloni e Loredana Poli, sempre sul filo di procedure e regolamenti. Tutto in regola, spiegano, Bergamo Infrastrutture è stata informata. E, comunque, è tenuta a a mettere lo spazio a disposizione del Comune «per manifestazioni dallo stesso autorizzate». In più, il Lazzaretto è stato usato per «iniziative religiose» anche dall'amministrazione Tentorio: l'ultima in occasione della messa celebrata dal vescovo Beschi per l'adunata degli alpini. Poteva bastare. Invece Angeloni e Poli abbozzano il predicozzo: «L'islam nella nostra città è una realtà che si voglia o meno. Il compito di una buona amministrazione è rispondere alle esigenze di tutti i cittadini senza anteporre pregiudizi ideologici contro le alterità». Con buona pace dei leghisti, tacciati di «volontà esclusivamente polemica». Dopotutto, rincarano Angeloni&Poli, sono stati proprio i padani a promuovere una legge anti moschee che avrebbe consentito di garantire spazi adeguati ai culti. «Chi è causa del suo mal...», chiosa la coppia assessorile. Citazione scelta mica a caso. Perché è tratta dal XXIX canto dell'Inferno, quello dei seminatori di discordia.
Sul pullman ballano i “Bus Brothers”
ma gli utenti le cantano all'Atb
Nel film i Blues Brothers erano in missione per conto di Dio, nel nuovo spot Atb per la Settimana Europea della Mobilità si accontentano di cantare e ballare sui pullman. I “Bus brothers” coinvolgono controllori, autisti e passeggeri, invitando a «lasciare l'auto nel garage». Gli utenti se la ridono, ma fino a un certo punto. Su Facebook piovono critiche. Si va da un «Mio Dio che tristezza...» a un «non so se ridere o piangere». Fino a un drastico «invece di fare spettacolo pensate alle persone che usano i vostri mezzi sempre stracarichi». L'Atb risponde seccata: «Il video vuole semplicemente essere uno strumento differente e finora inusuale di promuovere l'utilizzo dei mezzi pubblici. Ovviamente ciò non toglie che sia impegno dell'azienda monitorare corse e flussi per prendere le misure correttive necessarie». Per la serie: l'ironia l'abbiamo finita ieri.
“Da Mimmo” la pizza anti dipendenze
Bella iniziativa del ristorante “Da Mimmo”, che in vetrina espone lo striscione dell'Associazione Genitori Atena, impegnata nella prevenzione delle dipendenze giovanili. C'è anche una pizza dedicata: chi la acquista contribuisce a sostenere il progetto benefico. E in tavola viene distribuito materiale informativo. Si mangia e si pensa. State tranquilli, sono due attività assolutamente compatibili.
Caro lettore mi scrivo
Sui fogli nazionali e locali (bergamaschi inclusi) si fa largo un nuovo stile: l'articolo scritto in prima persona, o addirittura in pluralia maiestatis. Il cronista si mette al centro della scena, diventando lui per primo protagonista. Gli intervistati diventano comparse che ruotano attorno a chi tiene la penna in mano. È tutto un «mi dice», «mi racconta», un «ci spiega». L'ego straripa dalle righe, la firma non basta più a soddisfarlo. Passi per i grandi giornalistoni che, si sa, sono un po' delle primedonne. Ma quando il vezzo finisce nei pezzi di chi non è esattamente un Pulitzer, il risultato rischia di essere grottesco. Meglio tornare fra le righe, e possibilmente restarci. Ci si fa notare di meno, ma non è detto che sia un male.