Atalanta mon amour

Bella quanto i sorrisi dei suoi tifosi

Bella quanto i sorrisi dei suoi tifosi
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Una giornata perfetta, iniziata con il Bandierù a dipingere di nerazzurro la Curva Nord e lo scudetto atalantino a coprire una bella fetta di Curva Morosini, e finita con Marten de Roon completamene impazzito di gioia che fa il giro di campo ed esulta insieme ai tifosi della Dea. Atalanta-Torino doveva essere la gara giusta per restare attaccati al treno europeo ma, visti i grandiosi risultati delle altre, è diventata l’occasione perfetta per una mini-fuga che potrebbe risultare decisiva.

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Il pre-partita: fiducia a palate e Ciccio Graziani in tribuna. Dopo il doppio risultato favorevole del sabato (vittorie di Sassuolo e Benevento contro Fiorentina e Milan), la domenica a Bergamo si apre con una passeggiata salutare sotto il sole. Un po’ per rompere la tensione, un po’ per godersi la prima pennellata d’estate in città, tantissimi tifosi orobici si sono regalati qualche ora di relax prima della grande carica da riversare allo stadio. Nella zona di viale Giulio Cesare, fin dalle 12.30 il brulicare degli oltre diciottomila sostenitori orobici presenti si percepisce in ogni angolo e l’arrivo delle squadre allo stadio scandisce i tempi della sfida. Senza Masiello ma con Barrow titolare, fin dal riscaldamento lo stadio è quello dei giorni migliori con una spinta e una carica di rara intensità. Non ce ne sono di storie: quando i bergamaschi ci si mettono, non c’è partita. E fa nulla se Belotti (bergamasco di nascita) sceglie apposta il campo per non far attaccare la squadra del Gasp sotto la Nord nel secondo tempo, il catino della Dea è un inferno, e non solo per i 28° gradi di temperatura. Ciccio Graziani e Fabio Rustico sono i due commentatori di “Quelli che il Calcio” e l'ex bomber granata osserva la partita sottolineando più volte la sua stima per la squadra nerazzurra, nonostante l'ovvio affetto per il Toro.

Primo tempo: caldo e tantissima Dea. Pronti, via e l’Atalanta mette subito in chiaro le cose. A parte un paio di mezze occasioni per il Torino, la partita si incanala subito sui binari migliori e la prestazione dei nerazzurri è ottima. Il pubblico partecipa e applaude, si arrabbia per qualche fallo di troppo (fischiato e non fischiato) ma quello che resta negli occhi della gente fino al riposo è la consapevolezza che la squadra può farcela e che le occasioni (pur senza una sfilza di titolari) arrivano a ripetizione. Gomez, Barrow, Cristante e Freuler si presentano più volte dalle parti di Sirigu, ma l’immagine che resta negli occhi di tutti è quella del primo istante, ovvero lo srotolamento del mitico Bandierù nella Curva. Qui si parla di calcio e di gol, ma la meraviglia del prato verde con dietro il grande vessillo nerazzurro, le montagne e il cielo terso a completare la cartolina sono qualcosa di emozionante e commovente per uno stadio vecchio, brutto e scomodo che riesce sempre a trasudare passione ogni volta che l’Atalanta gioca e la gente canta. È bellissimo vedere dal vivo tanto amore, la fiducia è talmente alta che anche durante l’intervallo, con il gioco di Oriocenter e i bambini che calciano verso la porta vuota, dalle tribune fioccano applausi.

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Secondo tempo: Freuler, Gosens e vittoria. Dopo il riposo, con Castagne al posto di Hateboer, la spinta dell’Atalanta diventa costante e per 45' minuti più recupero lo stadio si conferma semplicemente elettrico. Barrow con i suoi movimenti da pantera e quel cross delicato per Freuler viene applaudito senza soluzione di continuità; qualche moccolo dalle tribune fiocca in campo al gol preso da Berisha sul suo palo ma, fortunatamente, questa squadra ha sette vite e sull’asse Castagne-Gosens arriva il gol decisivo del 2-1 con tanti saluti al Torino. Uno dei momenti più belli della giornata è sicuramente il time-out della ripresa: con il caldo estivo di giornata, a inizio secondo tempo si è deciso di applicare la sosta dissetante di metà tempo e in quel preciso istante è arrivato il coro «siam bergamaschi e non conosciam confine», che ha accompagnato le notti europee della Dea. Vedere tanti volti felici, sentire l’aria che vibra e l’amore per la maglia dell’Atalanta invadere tutto proprio mentre lo spettacolo in campo si ferma per qualche istante è qualcosa che ripaga mesi di fatica e di passione per un gruppo semplicemente fantastico.

 

Che gioia! Che tifo! Crediamoci ?⚫️?⚫️ Forza Atalanta!

Un post condiviso da Marten de Roon (@martenderoon15) in data:

 

Dopo il fischio finale solo tantissimi sorrisi. Al fischio finale del direttore di gara Aureliano, lo stadio esplode di gioia. Non è la solita festa, qui si respira qualcosa di magico che assomiglia tantissimo a quanto vissuto in occasione di Atalanta-Milan dell’anno passato. L’Europa è a un passo, la squadra lo sa e festeggia forte. Poi arriva lui. L’olandese volante con 14 polmoni, l’uomo che è andato via per un anno e poi ha voluto tornare e adesso sta dimostrando sul campo che leader sia. Marten de Roon non è solo un centrocampista, è un atalantino acquisito. Ha sempre salutato le quattro tribune da quando gioca a Bergamo, ma mai era arrivato a vivere l'esaltazione mostrata dopo il Torino. Dentro quella corsa e quei salti ad aizzare la folla, c’è la voglia di vivere un sogno insieme al nostro popolo. Un'emozione che fa vibrare il cuore. Mancano solo quattro partite, abbiamo un sogno tra le mani e i passaporti pronti: forza Atalanta, torniamo ancora in Europa e poi godiamoci lo strameritato riposo.

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