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Il film da vedere nel weekend Good Boys, originale e leggero

Il film da vedere nel weekend Good Boys, originale e leggero
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Regia: Lee Eisenberg, Gene Stupnitsky.
Con: Jacob Tremblay, Keith L. Williams, Brady Noon, Will Forte, Molly Gordon.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

In una fine dell’estate che sembra sospesa fra grandi conferme che arrivano da film attesi (Il re leone, It – Capitolo II) e piccole perle che provengono direttamente dal festival di Venezia appena concluso (Martin Eden, mentre si aspetta il Leone d’Oro Joker), il palinsesto ci offre dei film apparentemente più defilati, eppure capaci di emozionare e presentare spunti di interesse senza voler essere necessariamente dei capolavori o dei grandi innovatori. È proprio a questa categoria che sempre appartenere Good Boys – Quei cattivi ragazzi, diretto da Lee Eisenberg e da Gene Stupnisky (al loro debutto alla regia). Il film si presenta come un innovativo racconto di formazione per (pre-)adolescenti. Il genere non è certo nuovo di per sé, ma se qualche generazione fa ci si poteva ancora aspettare che film storici come Stand by me – Ricordo di un’estate e I Goonies potessero ancora colpire e affascinare i ragazzi di oggi, la cosa non è più così scontata di questi tempi.

 

 

Protagonisti della storia sono i tre amici (dodicenni) Max, Thor e Lucas. Il primo è stato invitato a una festa (vero e proprio rito di iniziazione sociale) ma è preoccupato perché non sa baciare. Con l’aiuto di un drone (i tempi cambiano…) cercano di spiare una coppia di adolescenti. Ma, prevedibilmente, non tutto va per il verso giusto e il drone si rompe. I tre partiranno così per un viaggio tragicomico (e clandestino) per riuscire a ripararlo prima che il padre di Max torni a casa. Good Boys è veramente un film gradevole, fresco e schiettamente divertente. Parla con un linguaggio moderno delle piccole (grandi) tragedie dell’adolescenza e lo fa adottando un punto di vista che per una volta non si ripiega sullo stereotipo dell’adulto che cerca di capire il giovane. Certo, si indirizza a una fascia molto precisa (la scuola media), ma in questa nicchia specifica di analisi il film risulta decisamente indovinato. Tanto basta per consigliarne la visione, anche in famiglia. È davvero un titolo che genitori e figli potrebbero apprezzare (ognuno a suo modo) e divertirsi nel vedere insieme.

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È forse in questa sua capacità di raccontare l’inizio dell’adolescenza in modo non supponente e senza scontate banalità che questo film diretto da due produttori acquisisce il valore di un interessante tentativo di tematizzazione generazionale. Se film come quelli citati in apertura sembrano non dire più nulla ai ragazzi di oggi è perché i loro problemi (e il modo di affrontarli), insieme al loro linguaggio, sono irrimediabilmente mutati (anche a causa del nuovo protagonismo della tecnologia). Il cinema è anche un dispositivo di rispecchiamento sociale e culturale, anche se spesso si tende a dimenticarlo. Proprio in questa funzione, anzi, la settima arte nasconde la sua natura intimamente democratica e la chiave del suo sapersi rivolgere a tutti. In un mercato che rincorre sempre di più scelte estreme, fa piacere di tanto in tanto vedere come anche i prodotti medi e generalisti possano rivelarsi capaci di osare e – soprattutto – di colpire nel segno. Good Boy è un film raro in questo senso, che va incoraggiato e premiato per il coraggio con cui decide di affrontare questioni complesse in modo non banale, riuscendo a essere originale e leggero.

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