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Il film da vedere nel weekend Ore 15.17 attacco al treno, Eastwood

Il film da vedere nel weekend Ore 15.17 attacco al treno, Eastwood
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Regia: Clint Eastwood.
Con: Anthony Sadler, Alek Skarlatos, Spencer Stone, Jenna Fischer, Judy Greer, Ray Corasani, Paul- Mikél Williams, Bryce Gheisar, William Jennings, Thomas Lennon, Jaleel White, Tony Hale, Cecil M. Henry, Sinqua Walls, Matthew Barnes, P.J. Byrne.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

Non c’è regista più americano di Clint Eastwood, si potrebbe dire. Certo, la cosa pare un’ovvietà ma a un livello più profondo si vede facilmente come questo autore sia oggi quello che con maggior forza incarna non solo gli ideali del suo Paese ma anche e soprattutto quel mandato di regista-simbolo che nell’epoca classica era stato – ad esempio – di John Ford. Eastwood, prima come attore e poi soprattutto come regista – si è sempre distinto per la sua capacità di incarnare valori tradizionali della nazione americana, anche in un’epoca di profonda disillusione come quella che stiamo vivendo. I suoi film, pur non essendo completamente aproblematici, presentano sempre schieramenti netti: il Bene e il Male sono assolutamente distinti e tutta la dinamica delle sue opere sta in uno scontro fra queste due forze. Fra i suoi lavori più recenti ce lo confermano Sully (parabola sull’eroismo di un pilota d’aereo) e American Sniper (trionfalistico ritratto di un letale cecchino), ma basta ripensare a film come Lettere da Iwo Jima e Flag of our fathers per rendersi conto di come tutta la sua carriera abbia insistito sulla messa in scena di qualcosa per cui continuare a lottare.

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Su questa stessa linea non può che collocarsi il suo ultimo lavoro, che arriva in questi giorni nei cinema, Ore 15.17 – Attacco al treno. Ispirato a un evento realmente accaduto, il film ripercorre gli eventi che hanno portato tre amici (due dei quali militari) a sventare un tentato attacco terroristico ad opera di un giovane marocchino sulla linea ferroviaria Amsterdam-Parigi. L’intento encomiastico del film non è celato e diventa anzi la vera e propria firma del regista, che per interpretare i tre protagonisti ha scelto di coinvolgere i tre ragazzi che realmente hanno compiuto quelle azioni. Si tratta senza dubbio della scelta più interessante del film: non un adattamento, ma quasi un rimettere in scena la realtà a beneficio della macchina da presa. Scelta atipica per Eastwood, che si è sempre circondato di attori acclamati. Ma che risulta in questo caso particolarmente indovinata.

In Attacco al treno l’impianto etico di fondo è se possibile ancor più evidente ed esasperato rispetto ai film citati in precedenza. I tre protagonisti diventano il grande simbolo del Bene che lotta e avanza, combattendo contro un Male che tenta di bloccare questo percorso di miglioramento (in questo senso il percorso del treno è anche una metafora, dunque). Il rappresentante di questo oscurantismo antimoderno è – come si poteva prevedere – un terrorista di matrice jihadista non troppo dissimile da quelli che hanno abitato le nostre cronache più o meno recentemente. L’estremizzazione etica insita nel film è – forse – anche il suo punto più dolente: per portare a compimento il suo progetto celebrativo Eastwood evita (come già era stato in American Sniper) di approfondire le motivazioni e le dinamiche che portano qualcuno ad opporsi ai grandi disegni degli americani, riducendo le questioni ad una lotta che ricorda le Crociate.

 

 

Fatto salvo questo elemento, comunque tutt’altro che marginale ma per così dire inscritto nella poetica e nell’autorialità di Eastwood, il film si offre come un ottimo prodotto di intrattenimento e ha senza dubbio il merito di riuscire a proporre dei valori (per quanto un po’aproblematici) in un panorama cinematografico che solitamente punta sulla loro dissoluzione. Ogni tanto, insomma, non fa male avere – almeno sullo schermo – un po’di sicurezze, soprattutto se a visione ultimata questo ci aiuta a riflettere in maniera più approfondita sulla nostra condizione nel mondo. E questo è il compito che film come questo dovrebbero lasciarci.

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