Un capolavoro per meditare

Il destino del mondo in un dipinto

Il destino del mondo in un dipinto
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Perché non fare una capatina a Colmar, nei giorni di Pasqua? In quattro ore ci si va, con la macchina. In treno costa uno sproposito. Perché, cosa c’è a Colmar? (e prima di tutto dov’è?). È in Francia, esattamente a metà strada fra Basilea e Strasburgo. (Magari il giorno dopo anche una puntatina a Strasburgo non sarebbe male. Un’ora di macchina). A Colmar, comunque, c’è il Museo Unterlinden. E cosa c’è in questo Museo Unterlinden? Un sacco di bella roba ma, soprattutto, c’è il famosissimo Altare di Issenheim dipinto da Matthias Grünewald. È il suo capolavoro.

Perché vale la pena andarci a Pasqua, si chiederà qualcuno. Perché l’altare di Grünewald è uno straordinario motore di riflessione sul destino del mondo a partire dalla vicenda di Gesù morto e risorto. Più Pasqua di così... È bello anche come struttura, l’altare, perché è un unicum nella storia dell’arte. Vediamo se si riesce a spiegarlo.

 

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XIR71774 Credit: Crucifixion from the Isenheim Altarpiece, detail of Christ's right hand, c.1512-16 (oil on panel) by Matthias Grunewald (Mathis Nithart Gothart) (c.1480-1528) Musee d'Unterlinden, Colmar, France/ Giraudon/ The Bridgeman Art Library Nationality / copyright status: German / out of copyright ADDITIONAL USAGE RESTRICTION: NOT TO BE USED FOR CARDS, POSTERS OR ADVERTISING

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Quando, appena arrivati, lo si osserva “chiuso” (ma sembra aperto, non c’è problema) si vede, al centro, il grande pannello della Crocifissione. A sinistra, per noi che guardiamo, c’è la Madonna che sta per svenire dal dolore ed è sorretta da san Giovanni evangelista. Al centro la croce, a destra san Giovanni il Battista che indica Cristo. La crocifissione più straziante di tutta la storia dell’arte, ha detto il Salvini, un critico del secolo scorso. Ai lati del pannello centrale, come fossero due ante, ci sono, da una parte san Sebastiano con le frecce, e dall’altra sant’Antonio Abate.

Ma cos’ha fatto Grünewald, oltre a dipingere quello che abbiamo appena visto (e che non vorremmo mai smettere di contemplare)? Ha immaginato che qualcuno, arrivando lì per la prima volta con la consapevolezza, poniamo, di un orientale o di un americano, si chiedesse: «Ma chi è quel signore appeso alla croce?». E a questo punto - Grünewald era anche un ingegnere - ecco che il pannello centrale, quello col Crocifisso, si apre in due parti e si va a collocare sopra sant’Antonio e san Sebastiano facendo comparire al suo posto, al centro, una meravigliosa Natività con una quantità di figure da lasciare a bocca aperta. Sulla sinistra appare adesso l’Annunciazione e sulla destra ecco che si vede la Resurrezione. Una magnifica, incredibile Resurrezione. Quindi alla domanda: «Chi è quel signore appeso?» l’orientale si risponde che è il Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, che è stato Crocifisso (pannello precedente) ed è Risorto per la nostra salvezza.

 

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Ma non è ancora finita, perché a questo punto si apre di nuovo in due il pannello centrale (la Natività) e compaiono, al centro, tre statue lignee rispettivamente di sant'Antonio abate, sant'Agostino e san Girolamo. E sulle due ali altri due dipinti incredibili, sempre di Grünewald, raffiguranti - a sinistra - sant’Antonio che fa visita a san Paolo di Tebe e - a destra - le tentazioni di sant’Antonio, che, a questo punto, sembra far la parte del leone, anche se si capisce benissimo che non è vero. La parte del leone la fanno il signore Gesù Cristo e sua Madre, cioè Iddio che ha creato la seconda e resuscitato il primo.

D’accordo, dirà qualcuno, ma per riflettere su tutto ciò non c’è alcun bisogno di andare a Colmar. E questo non è vero. Non è vero per un’infinità di cose, di cui due ci sembrano le più importanti.

La prima è che il Cristo di Colmar è verde quasi marcio quando porta su di sé i peccati del mondo. È pustoloso come se si fosse addossato le peggiori malattie possibili per poter poi sfolgorare nella nuova vita. Tutta la natura - anche quella vegetale, onnipresente - sembra riassumersi nella sua carne appesa all’albero che si contorce dolorosamente, al pari di Colui che sta portando. La creazione tutta soffre le doglie del parto, ha scritto qualcuno. E Cristo riassume in sé questo dolore per consentire la nascita dell’uomo nuovo e definitivo.

La seconda è una misteriosa figura che compare nella Natività: una donna luminosissima, con le mani giunte e sulla testa una corona fiammeggiante. Chi è costei? Sono state fatte un sacco di ipotesi, ma se la si guarda attentamente si capisce che può essere soltanto la Madonna stessa, ma al momento in cui Iddio, ancor prima della creazione, l’aveva pensata. È la Madonna che contempla se stessa come madre del Creatore, ossia di colui che, diventato grande, morirà sulla croce verde come l’erba appassita dei campi. Se poi si vuole verificare c’è un recente studio di una ragazza americana che non lascia dubbi in proposito.

E così questo marchingegno ottenuto dipingendo le tavole davanti e dietro per poter dar luogo a scene successive sembra metterci davanti al mistero stesso del mondo da prima che il mondo fosse alla Chiesa che vive nei suoi santi (soprattutto nei santi che guariscono le ferite del corpo - san Sebastiano - e dell’anima, resistendo alle tentazioni - sant’Antonio Abate) passando attraverso la nascita, morte e resurrezione di Colui che è il centro della storia e del cosmo. Poi ci sono anche altre cose che si potrebbero notare, ma queste - forse - bastano per far venire la voglia di andarci.

Nel video il polittico in movimento

QUI la descrizione da fermo.
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