Sfide e montagna

Le traversiadi, le Orobie sugli sci Un film sui "passi" dei più grandi

Le traversiadi, le Orobie sugli sci Un film sui "passi" dei più grandi
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Foto di Maurizio Panseri. In copertina, II giorno: Valle di Trona.

 

Il tema è quello della lotta con l’Alpe, la volontà quella di riscoprire e raccontare un’impresa storica, attraverso un’esperienza in presa diretta. È in fase di lavorazione in queste settimane (la presentazione dovrebbe essere fissata nei primi mesi del 2019) il film Le traversiadi, realizzato a quattro mani da Maurizio Panseri e Alberto Valtellina, legato alla Traversata delle Orobie con gli sci completata dallo stesso Panseri e da Marco Cardullo dal 21 al 26 aprile 2018, da Varenna a Valbondione.

Ricordando Gherardi. Un’iniziativa non casuale, ideata per ricordare l’impresa portata a termine nel 1971 dallo zognese Angelo Gherardi, con Franco Maestrini e Giuliano Della Vite. Gherardi ripeté il raid nel 1974, insieme al francese Jean Paul Zuanon, prima di morire accidentalmente (il 29 dicembre dello stesso anno) durante un’ascensione invernale al Corno Stella, in Alta Val Brembana. Ad Angelo Gherardi, riconosciuto unanimemente come uno dei pionieri dell’alpinismo bergamasco, è intitolato il rifugio realizzato da CAI sottosezione di Zogno in località Piani dell’Alben, sopra pizzino in Val Taleggio, a 1650 metri di quota. I lavori partirono nel 1980 e il rifugio fu inaugurato il primo giorno d’estate del 1987.

I giorno - In vetta al grignone
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I giorno - In vetta al grignone

III giorno - alba al Benigni
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III giorno - alba al Benigni

IV giorno - in val pedena
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IV giorno - in val pedena

V giorno - Valle di Ambria
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V giorno - Valle di Ambria

AllenarsiI racconti della prima traversata del 1971, così come quelli relativi al 1974, non potevano certo essere affidati a internet. C’erano a malapena macchine fotografiche o cineprese Super 8, sul tipo di quelle utilizzate da un gruppo di alpinisti nembresi all’inizio degli Anni Ottanta, per raccontare una riedizione del raid. Nembro era e resta la patria indiscussa degli arrampicatori bergamaschi. Maurizio Panseri e Alberto Valtellina ne hanno parlato in un altro film, intitolato Allenarsi e disponibile online. È un rarissimo (forse unico) documento filmato sulla Cava di Nembro, il luogo dove sono nati e cresciuti alpinisti come Carlo Nembrini, Mario Curnis, Simone Moro ed Emilio Previtali. La Cava, dagli Anni Ottanta al 2013 è stata frequentata dai più noti climber, prima di essere progressivamente riempita di terra, diventando un bosco.

Un francese. Le traversiadi (la cui gestazione è raccontata in un diario di produzione disponibile qui e qui) sarà un film permeato, fra passato e presente, da questi ricordi, che appaiono contagiosi insegnamenti e rinnovate sfide. Angelo Gherardi riportò sull’Annuario del Cai Bergamo i racconti della prima traversata, così come fece in Francia l’amico Jean Paul Zuanon, al suo fianco nel 1974. Uno scritto che meno di dieci anni fa incuriosì Francois Renard, che nel marzo 2011 avviò la sua traversata Les Alpes Bergamasques. Renard volle ampliare il tracciato originario e percorrerlo al contrario, partendo da Paisco Loveno, in Val Camonica, sino ad Esino Lario, paesino sospeso sopra il lago di Como. Nel 2011 fu bloccato a Gerola Alta dal maltempo, ma due anni dopo completò il tracciato. Riportò un dettagliato racconto in un libro (Skitinerrances 1) dedicato alle più belle traversate sugli sci realizzate in ogni angolo del mondo, dal Cile alla Nuova Zelanda.

 

VI giorno. Salendo al Pizzo Porola, il punto più alto della Traversata

 

Le creste e un racconto. «Il filo delle creste – sottolineano Alberto Valtellina e Maurizio Panseri – è il filo del racconto di cinquant'anni di alpinismo normale. Perché normale è vivere per la montagna, infondere entusiasmo, creare (come fecero Angelo Gherardi e Franco Maestrini) scuole di sci e di alpinismo, diventare trascinatori e riferimenti sociali. Imprese estreme in questo senso furono proprio le salite sulle vie normali e alla ricerca di itinerari nuovi, pensieri nuovi, per entusiasti anticonformisti. Il filmato è girato in Cinemascope, perché, come diceva Fritz Lang ne Il disprezzo, se il cinemascope va bene per riprendere serpenti, crediamo che allo stesso modo vada benone anche per gli sci».

Diari e mappe. A marzo di quest’anno anche Simone Moro e Alessandro “Geko” Gherardi (figlio del pioniere Angelo) hanno ripercorso la Traversata delle Orobie seguendo il tracciato di circa 100 chilometri dal Pizzo dei Tre Signori al Carona di Valtellina in circa quattro giorni, rinunciando (provvisoriamente) al tratto finale a monte del bivacco Mambretti (quota 2004 mt.). Maurizio Panseri ha ritrovato tracce preziose (e utili al film) proprio in un incontro con Alessandro. «Siamo stati a casa di Alessandro – racconta nel suo diario online – e dagli scaffali sbucano: la prima edizione della guida del Sugliani, la piccozza e gli scarponi che il papà ha utilizzato durante quelle traversate.

 

VII giorno. Salendo alla Bocchetta dei Camosci

 

Poi, da un tubo, si materializza una meravigliosa carta, ormai ingiallita dal tempo, su cui il papà ha riportato due linee: in verde la traversata del '71 e in rosso quella del '74. Mi accorgo che una copia della carta se ne sta appesa su una parete della sala. Quindi stendo un altro rotolo, in cui vi è un acetato e un foglio, sotto i miei occhi si srotola il profilo altimetrico dell'intera traversata fatta nel '74 con Jean Paul Zuanon. Con estrema precisione Gherardi ha ricostruito l'intera altimetria e lo sviluppo della traversata – alla faccia dei GPS – e con una scrittura minuziosa ha riportato nomi e quote delle località e dei colli/cime toccate. Il tratteggio mette in evidenza le sezioni percorse a piedi, quelle con i ramponi e quelle dove hanno sciato, calcolando dislivelli e sviluppi».

Mentre ascolto le parole di Geko e mi perdo a osservare queste carte, lo vedo, Angelo Gherardi, curvo sul tavolo della cucina a tracciare su quella lunga striscia di carta una linea, la sua linea, non più sogno ma viaggio reale attraverso le sue Orobie. Lo immagino concentrato, mentre con attenzione e cura, tira la linea e scrive. E ogni quota, ogni nome, ogni data chissà cosa avrà evocato nella sua mente e nel suo profondo, forse un ricordo o un paesaggio, magari un'emozione.

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