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Posti fantastici e dove trovarli Il Parco dei Mostri di Bomarzo

Posti fantastici e dove trovarli Il Parco dei Mostri di Bomarzo
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«Voi che pel mondo gite errando vaghi di veder meraviglie alte et stupende venite qua, dove son facce horrende, elefanti, leoni, orchi et draghi». Questo si legge su una delle iscrizioni all’entrata del Parco dei Mostri di Bomarzo, un giardino fantastico a settanta chilometri da Roma sulle cui origini e finalità scienziati e storici continuano a interrogarsi.

La nascita del giardino. La storia vuole che il principe Pier Francesco Orsini ne abbia commissionato la creazione all’architetto e antiquario Pirro Ligorio quando, abbattuto per la morte dell’amatissima moglie Giulia Farnese, dedicò i suoi ultimi anni di vita al perfezionamento della sua dimora. Così il giardino della sua tenuta si popolò di draghi, giganti, cavalli alati, nettuni e mostri marini, in un labirinto fantastico che si estende una superficie di tre ettari all’interno di un bosco di conifere e latifoglie. Il Sacro Bosco, come Pier Francesco Orsini volle che il parco fosse chiamato, è uno stravagante giardino segreto con edifici dalle architetture impossibili e statue enigmatiche che, secondo alcuni, ospitava percorsi alchemici e iniziatici.

 

 

Le statue del parco. All’ingresso si trovano le statue di due sfingi, poste a guardia del parco, anticamera all’incontro col primo mostro: Proteo, un mascherone dalle fattezze umane, con una grande bocca spalancata sopra la quale sono posti un globo di pietra e un castello. Poco più avanti è collocata la più grande statua del parco, che raffigura la lotta tra i due giganti Ercole e Caco. Dalla vasca di una vicina fontana si innalza invece una statua di Pegaso, il cavallo alato che, secondo la leggenda, nacque dal terreno bagnato dal sangue versato quando Perseo tagliò il collo di Medusa.  Le due statue più famose sono la Casa Pendente e l’Orco, due opere che generano nei visitatori una sensazione di smarrimento, la prima grazie alla sua struttura, la seconda per l’effetto che le voci fanno una volta all’interno. La Casa Pendente è infatti un piccolo edificio che sfida le regole architettoniche con il suo pavimento non posizionato a 90° rispetto ai muri. L’Orco, invece, è un grande faccione di pietra scavato nel tufo. Dei gradini conducono all’interno dell’enorme bocca spalancata, un androne dove si trovano panche e un tavolo.

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Simbologia greco-romana. Molti sono, nelle sculture, i rimandi al mondo greco e romano. Si trovano, ad esempio, nel Ninfeo, che ospita le statue di tre ninfe e di Venere sulla conchiglia, oppure nella maestosa statua di Nettuno, appoggiato, come nelle rappresentazioni di epoca romana, su un letto d’acqua. Ci sono poi una gigantesca anfora decorata con una testa di gorgone, un ariete seduto e Proserpina, regina dell’Ade, accanto alla quale si trova una scultura di Cerbero, il cane a tre teste guardiano dell’Oltretomba. Tante sono le sculture “composte”, come l’elefante che porta sulla schiena una grossa torre e nella proboscide un legionario romano, nella quale alcuni storici hanno visto una raffigurazione delle imprese di Annibale durante le guerre puniche. Oppure nella statua della tartaruga sul cui guscio è collocata una rappresentazione di Nike, dea della vittoria, che fissa una balena che emerge dalla terra. Molte sculture riportavano delle iscrizioni, quasi tutte enigmatiche o misteriose, delle quali, purtroppo, la maggior parte sono state cancellate dal tempo.

 

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La rinascita. Dopo la morte di Vicino Orsini, infatti, nessuno si curò più del Sacro Bosco, che rimase abbandonato per oltre tre secoli. Rilevato dalla famiglia Bettini nel secolo scorso, è da loro che fu rimesso in uso rendendolo un’attrazione turistica di fama internazionale. Definito da Salvador Dalì un’invenzione storica unica, il Sacro Bosco di Bomarzo è un labirinto di simboli che riprendono temi antichi e della letteratura rinascimentale, un’alchimia architettonica sul cui significato ancora non è ancora stata fatta luce.

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