Dal 1 al 16 ottobre

Un Baschenis mai visto prima (in mostra alla sede della Popolare)

Un Baschenis mai visto prima (in mostra alla sede della Popolare)
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Evaristo, il più grande dei Baschenis, è anche l'ultimo arrivato. Era nato nel 1617 a Bergamo, ma tutta la sua famiglia era originaria di Averara, alta Val Brembana. Era da lì, che da due secoli, venivano sfornati pittori che poi andavano per le valli, in Trentino in particolare, a coprire le pareti di affreschi. Prima di Evaristo il più brillante era stato Simone che nel 1539 aveva dipinto la famosa Danza Macabra sul muro della chiesa di Pinzolo. Insomma una famiglia che aveva fatto della pittura una sorta di impresa interregionale. Quando nasce Evaristo il contesto è cambiato. E di pittura in esterni non ne faceva più nessuno, mentre la pittura d'interno diventava dominante. Pittura per ambienti interni, ma anche pittura che rappresentava l'intimità di luoghi molto privati. Baschenis di quest'ultimo filone fu certamente uno dei massimi esponenti.

 

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[Simone Baschenis, danza macabra sulla chiesa di Pinzolo]

 

Personaggio eclettico e dalle mille attività, era sacerdote, musicista, bibliofilo, mercante dei quadri, giardiniere. Viaggiava moltissimo. Ma aveva soprattutto una grande passione per la musica e per gli strumenti musicali. Una passione che lo portò a inventare un genere come la natura morta con violini, viole, chitarre e altri strumenti che dipingeva con un'accuratezza da grande intenditore. Li dipingeva organizzando delle nature morte molto eleganti, in cui gli oggetti erano disposti con un finto disordine, come se fossero stati appoggiati in una pausa di un concerto. Anche gli spartiti veniva sempre disposti con un'accurata casualità.

 

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[Evaristo Baschenis, Natura morta]

 

Ma Baschenis (che in un autoritratto nel Trittico Agliardi si era rappresentato come musicista) era pittore di nature morte a tutto campo. Come in questa tela inedita, con una canestra di frutta con mele e zucche che viene presentata in queste settimane nella sede della Banca Popolare di Bergamo, la banca che ne è proprietaria (in piazza Vittorio Veneto 8; sino al 16 ottobre). Si tratta di una tela mai vista prima, che svela l'altro lato del Bachenis pittore. Era infatti un amante della cucina, tanto da inventare anche la natura morta con ogni tipo di cacciagione disposta sul tavolo, pronta per essere preparata.

In questo caso invece Baschenis si sofferma sui frutti della natura che son pronti per essere mangiati: la bella zucca sulla sinistra è già stata aperta. A destra, invece, nel cesto di vimini, ci sono le mele. Certamente colpisce quanto siano differenti rispetto alle mele che vediamo oggi negli scaffali del supermercato. Sono mele ruspanti, largamente difettate. Mele che oggi non entrerebbero in quasi nessuna spesa, perché un po' impresentabili secondo i canoni  perfezionisti di oggi. Ma quanto è bello il rosso intenso di queste mele che sembra come il rosso che si vede sulla pelle dei bambini di montagna, quando d'estate ci si brucia con primo sole, accarezzato dal vento.

Come sempre poi Caravaggio insegna: chi dipinge deve sempre cercare tagli nuovi e imprevisti, anche Baschenis si adegua ed ecco che in questo suo quadro il cesto di vimini si sporge dal tavolo e sembra uscire dal quadro per venire nel mondo reale.

Una curiosità: pare che Baschenis concepisse le nature morte con oggetti da cucina come pendant di quelle musicali. Se queste rappresentavano il godimento dello spirito, le altre erano invece per il godimento dei sensi...

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