Una domenica da ricordare

Un popolo intero chiede la verità E intanto gioisce per la grande Dea

Un popolo intero chiede la verità E intanto gioisce per la grande Dea
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È iniziata con una marcia dal significato profondo e partecipatissima, è finita con il pubblico in festa e la Fiorentina cacciata laggiù, a meno cinque e con quasi entrambi piedi fuori dalla corsa europea. Atalanta-Fiorentina non è stata una partita normale, sono successe un sacco di cose e solo chi c’era può capire fino in fondo di cosa parliamo. L’orgoglio, il silenzio, i fischi, le lacrime, la gioia. Tutte emozioni condensate in un tardo pomeriggio dall’aria primaverile che Bergamo ha vissuto abbracciata ai suoi tifosi e alla sua squadra. Come una grande famiglia.

 

 

Il prepartita: che bello il corteo di tutti. Alle 16.30, fuori dalla tribuna di viale Giulio Cesare, c'erano 2.500 persone. Il numero in sé, in realtà, conta poco. Perché in questi casi a contare è ogni singolo che ha partecipato alla manifestazione organizzata dalla Nord per richiedere la verità sul pestaggio subito dai nerazzurri la notte tra mercoledì e giovedì a Firenze per mano della Polizia. Durante il corteo (andato dal Baretto all'ingresso della Curva) non c'è stato nessuno scontro, nessun problema di ordine pubblico. Per chi, come noi, conosce bene i ragazzi della Pisani, questa non è certo una notizia. Ciò che però ha stupito di più è stata la partecipazione degli "altri". Anche chi non è ultras (come se esserlo sia da considerarsi una malattia...) era lì insieme ai manganellati. Tutti hanno letto, ascoltato le testimonianze, visto i video e capito cosa è successo e proprio per questo motivo vogliono verità. Senza se e senza ma. Il corteo si è spostato verso la Pisani, vengono annunciati dieci minuti di sciopero del tifo. L’applauso che ha salutato la comunicazione dice molto, così come lo striscione esposto sopra la Curva: «Firenze 27-2-2019: oggi Bergamo, domani chissà. Basta abusi, vogliamo la verità» era il testo scritto su un lungo drappo bianco. Impossibile non essere d’accordo.

 

 

Primo tempo: Muriel, Astori, Gomez. La partita inizia con i fischi per Chiesa e la Fiorentina che passa in vantaggio con Muriel. Il regalo di de Roon è clamoroso, la conclusione dell’attaccante dei viola chirurgica. Lo stadio, già senza il supporto della Nord nei primi minuti di partita, pare cadere in uno stato semicomatoso che viene spezzato solo dai fischi assordanti per il numero 25 della Fiorentina. Al 13’, però, qualcosa cambia: Ilicic sparacchia in tribuna il pallone, sul megaschermo appare la foto di Davide Astori e tutti iniziano ad applaudire. Vvedere lo stadio unito nel nome di un figlio della nostra terra è emozionante. Anche a San Pellegrino, nel cimitero dove riposa Davide, una simile dimostrazione d’affetto sarà arrivata. Da quel momento in avanti, la Curva torna a farsi sentire e a spingere in modo forsennato. Con un paio di cori contro le forze dell’ordine, ma soprattutto col classico sostegno per una squadra semplicemente meravigliosa. Sembra allora destino quando Ilicic calcia in porta trovando la deviazione decisiva di Biraghi, oppure quando Gomez capisce che c’è spazio per diventare devastante e, dopo un paio di occasioni sventate da Lafont, si traverse da Superman e al termine di sessanta metri di corsa e dribbling mette la palla nella buca d’angolo. Atalanta due, Fiorentina uno.

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Secondo tempo: Gosens e tanto Ilicic. Dopo il riposo, lo stadio si attende la reazione della Fiorentina e invece inizia un altro monologo nerazzurro che travolge i gigliati come un soffio di vento su un castello di carte. E infatti arriva lo stupendo gol di Gosens. La conclusione di testa del tedesco è perfino semplice, ma l’azione avvolgente che lo porta alla realizzazione merita applausi perché non è facile partire da un colpo di tacco del terzino e finire con il gol dello stesso su cross del terzino opposto. Dopo il 3-1, la traversa di Chiesa e il cambio Pasalic-Zapata, in cattedra sale Josip Ilicic e la sua lezione di calcio è semplicemente da urlo. Nel giro di pochi minuti (tra il 74’ e il 79’), lo sloveno manda davanti al portiere avversario prima Gomez e poi Freuler, i compagni spediscono sul fondo ma mai come questa volta il risultato della giocata è un dettaglio. I tifosi gongolano, la vittoria ormai è a un passo e dopo il fischio finale i giocatori vanno ad applaudire sia la Curva Morosini che la Curva Pisani.

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Adesso aspettiamo la verità. Finita la partita e passata l’adrenalina, nel pomeriggio orobico restano tre punti ma soprattutto la consapevolezza di quanto i bergamaschi siano uniti in questo momento. La voglia di verità è l’unica luce; la rabbia e la frustrazione per le botte prese sono rimaste nel cuore di tutti i protagonisti ma le pacche sulle spalle, i sorrisi e gli abbracci dopo i gol sono piccole gemme di normalità al termine di una settimana certo non da ricordare. Domenica prossima la Dea sarà in campo a Genova contro la Sampdoria, la trasferta è aperta a tutti e ci si aspetta un’altra grande risposta del pubblico. Abbiamo l’Europa da conquistare ma, soprattutto, una grande verità da veder scritta nero su bianco.

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