Le foto dallo stadio

Che voglia matta di Atalanta!

Che voglia matta di Atalanta!
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Prima la paura, poi la speranza e infine la consapevolezza che questa Atalanta è una squadra forte. Più forte dell’anno scorso, senza pancia piena e con la voglia di riprendere per i capelli l’avversario e poi stritolarlo nella morsa tecnica dei suoi giocatori migliori. Spinta da un pubblico indemoniato che per 95 minuti ha spaccato il cielo del Paolo Mazza con cori da brivido nonostante una caldazza memorabile. Con la stampa targata “BG” inscatolata in tribuna stampa nemmeno si fosse tumulati al cimitero. Raccontiamo.

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Il prepartita: i budelli di Ferrara e il cartoncino caffè. Raggiungere Ferrara non è complicato, ma il rischio di finire in mezzo ai campi è dietro l’angolo. Da Bergamo a Verona si viaggia in A4, la virata sulla Transpolesana (una specie di grande superstrada lunga 80 km) ti porta subito verso la bella cittadina emiliana dove girano tutti in bici e in cui hanno probabilmente il più alto utilizzo di cartelli stradali d'Europa. La zona dello stadio è un brulicare di viette che il “budello” di Alassio, al confronto, è poca roba e appena si trova un parcheggio (stampa o tifosi è lo stesso) l’impresa diventa raggiungere il botteghino accrediti. A un centinaio di metri in linea d’aria i tifosi della Dea sono già belli carichi, appena prima delle 20 il colpo d’occhio dei 1.300 orobici al seguito della Dea è già di ottimo livello e anche in Tribuna ci sono diversi volti noti a chi frequenta lo stadio bergamasco. Arrivare alle postazioni stampa è complicato, i seggiolini sono stati probabilmente «collaudati da bambini delle elementari» (citazione di Giacomo Mayer) e se da un lato l’unico “benefit” è un buono caffè al bar, dall’altro ci sono ottime bottigliette d’acqua: il caldo è pesante, ad agosto si respira poco in questo lembo d’Italia a 40 km da Bologna.

Primo tempo: due sberle e la zuccata di Gosens. Pronti, via e la Spal mette subito sotto l’Atalanta. Con Djimsiti in modalità “turista per caso” fuori dalle zone di competenza, si innesca un flipper da applausi iniziato da Valoti e rifinito da Petagna per Di Francesco. E Gollini viene subito battuto. La reazione della Dea è minima e al 26’ arriva pure il raddoppio di Petagna con la batteria degli “ex indemoniati” che viene ben completata da Berisha prodigioso su Gomez. Nella nebbia (metaforica) spunta poi la zuccata poderosa di Gosens: il gol del tedesco al 34’ migliora le cose e se anche sul doppio svantaggio il settore ospiti non ha mai smesso di cantare un minuto con i lanciacori a cavalcioni su un vetro alto 3-4 metri (vengono le vertigini solo a guardare), dopo il 2-1 inizia una nuova entusiasmante partita anche per chi a Ferrara non è venuto per la “Salama da Sugo”, le biciclette o il castello Estense.

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Secondo tempo: ET sbarca al Mazza. Dopo un altro miracolo di Berisha e la traversa di Zapata che nel finale di tempo regalano grande fiducia al gruppo, l’avvio di ripresa dell’Atalanta è ancora straripante e con l’ingresso in campo di Muriel e Malinovskyi inizia un assedio all’arma bianca (il pallone) che schiaccia i padroni di casa in area di rigore e permette alla Dea di mostrare tutti i suoi muscoli senza soluzione di continuità. «Duriamo ancora poco», esclama qualche tifoso spallino in tribuna. Ha perfettamente ragione. Nei Distinti c’è Daniele con il suo due aste per Muriel, vorrebbe un gol del colombiano ma il numero 9 nerazzurro decide che è meglio far le cose in grande e per questo spara prima un siluro da 30 metri e poi un destro di giustezza da fuori area insaccando la doppietta vincente. Un extraterrestre. Con un pizzico in più di lucidità potrebbe anche far tripletta, ma alla fine (con tre gol di squadra, almeno quattro miracoli di Berisha e una traversa colpita) la Dea chiude in carrozza un match che strameritava di vincere. E Daniele, dopo il fischio finale, si prende pure la maglia della prima doppietta atalantina di Muriel.

 

 

Il dopo gara: sognando Montecarlo. Dopo la gara, nella pancia del Mazza Gasperini è contento e prima di scappare negli spogliatoi si lascia scappare un sorriso grande così a chi gli chiede come mai non abbia tolto de Roon ammonito. Semplice: uno come de Roon non si leva nemmeno zoppo. Il ritorno a casa è complicato dal solito labirinto di vie che vanno superate per lasciarsi il Mazza alle spalle, ma in auto, nella notte verso Bergamo, ci sono un paio di argomenti che toccano il cuore. Il primo è il sorteggio di Montecarlo: non ci rendiamo probabilmente ben conto di cosa accadrà giovedì, ma è anche bello che sia così. Le cose grandi, le cose belle e quelle che sembrano impossibili da raggiungere sono sempre da godere fino in fondo e senza troppi pensieri. L’altro è Sinisa Mihajlovic: di immagini ne circolano poche ma sono esattamente come te le aspetti. Quaranta giorni di ospedale, chemio e fisico molto debilitato di un guerriero che appena ha potuto è scappato a Verona per stare con il suo Bologna. Forza mister, la sua storia è un esempio per tutti. Tifosi e addetti ai lavori.

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