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Creval e Crédit Agricole, cosa sta succedendo?

Facciamo il punto di quanto sta accadendo sul mercato bancario valtellinese.

Creval e Crédit Agricole, cosa sta succedendo?
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Battaglia a colpi bassi in Valtellina per quanto riguarda Credit Agricolé e il Credito Valtellinese (Creval). A parlarne in un articolo che riassume ampiamente tutta la vicenda fin dagli inizi è il sito DagoSpia.com, che offre una visione abbastanza diversa dal mainstream e che quindi riteniamo utile proporre anche ai nostri lettori. Senza dimenticare che sulle tematiche economiche e finanziarie il sito di Roberto D’Agostino, talvolta, anticipa anche la stampa specializzata a partire dal Sole24Ore.

La storia in breve

"Il 23 novembre 2020 Crédit Agricole Italia (parte del colosso mondiale Crédit Agricole, decima banca al mondo per attivo) lancia un’offerta pubblica di acquisto sulle azioni di Creval, di cui è già azionista dal luglio 2018 attraverso Crédit Agricole Assurances e con cui ha già una partnership nella bancassicurazione. Prezzo? 10,50 euro. Un premio di circa il 54% sul prezzo medio che la banca aveva registrato negli ultimi 6 mesi e del 21,4% rispetto al prezzo delle contrattazioni il venerdì precedente. Con una particolarità che non si vedeva da anni: i 10,50 sono pagati cash, nessuno scambio azionario carta contro carta” racconta l'articolo.

La situazione di Creval

In primis gli hedge fund, che sono tra i principali azionisti di Creval, hanno giudicato inadeguata l’offerta di CA Italia, formulando valutazioni iperboliche.

"Niente male per una banca che il 29 ottobre aveva toccato quota 5,85 (quasi la metà del prezzo di Offerta pubblica di acquisto di un mese dopo) e che non faceva registrare code agli sportelli per acquistarne le azioni. In ogni caso oggi Creval vale circa il 15% in più dal punto di vista patrimoniale (P/TE) di tutte le altre banche (Banco Bpm, Pop Sondrio, Bper) al momento impegnate nel risiko bancario" continua il testo.

Nel frattempo l’ad di Creval Luigi Lovaglio:

"In due comunicati, diffusi rispettivamente il 14 gennaio e il 9 febbraio, aveva già espresso giudizi negativi sull’OPA facendo riferimento, ad esempio, a considerazioni ancora preliminari dei propri advisor e a quelle di alcuni analisti. Un fatto non solo inusuale ma anche potenzialmente irregolare. Il 9 febbraio Creval ha poi comunicato i risultati di bilancio del 2020, con 113 milioni di utile netto, frutto di elementi straordinari e non ricorrenti e minori costi di svalutazione dei propri crediti rispetto a quanto hanno fatto tutti gli altri istituti di credito commerciali".

Il super stipendio dell'ad Lovaglio

In piena emergenza Covid inoltre Lovaglio, secondo quanto riportato da DagoSpia:

"Si è fatto riconoscere un superbonus che ha portato la sua retribuzione totale a più di 3 milioni di euro, innalzando il rapporto tra retribuzione variabile e fissa da 1:1 a 2:1 e portando la retribuzione fissa a 1 milione da 895 mila euro. Ciò lo rende il CEO di banca commerciale più pagato d’Italia, escludendo Intesa Sanpaolo e Unicredit. Ma Lovaglio non ha pensato solo per sé, ma anche per i suoi colleghi membri del CdA, a cui ha arrotondato i compensi portando il costo complessivo del Consiglio di Amministrazione di Creval nel 2020 a 4,8 milioni di euro".

Ed infine "ha convocato l’Assemblea per il rinnovo dello stesso Consiglio di Amministrazione per il 19 aprile, due giorni prima della chiusura dell’OPA fissata al 21 aprile. Che senso ha? Nessuno, ma forse serve a Lovaglio per assicurarsi un rinnovo della carica (CA Italia non ha presentato una sua lista ma ha chiesto un differimento) e annesso paracadute d’oro in caso di avvicendamento se l’OPA andasse a buon fine".

Cosa significa questo per gli investitori di Creval?

Da giorni sul mercato si gioca sul Creval un braccio di ferro, con un volume di titoli scambiati ridotto ai minimi termini. Questo perchè: "i fondi hedge si sforzano a tenere il prezzo in tensione sperando che questo, come accadde nella prima operazione non concordata tra banche (quella di Intesa Sanpaolo su UBI), costringa Crédit Agricole Italia a fare un rilancio che salvi i conti di tutti gli speculatori dell’ultima ora".

Intanto però: "le volpi del mercato si sono già messe in salvo. Davide Serra, il più veloce degli hedge manager italiani e grande esperto del settore bancario, si è impegnato a portare in opa tutto il suo pacchetto azionario (pari al 5,38%) e, nel caso di insuccesso dell’Opa, potrà vendere in ogni caso ai francesi.Altri due investitori misteriosi, ma sicuramente altrettanto astuti, hanno già venduto due pacchetti azionari per un altro 2,5% complessivo a Crédit Agricole Italia, che quindi si è già garantita il 17%. Inoltre, dai desk delle sale operative si apprende che i fondi italiani, sorpresi del fortunato rialzo, hanno venduto il Creval e comprato altri cavalli più promettenti per giocarsi il rialzo in questa fase bullish di mercato".

A correre il rischio più grande sono quindi ancora una volta i piccoli investitori, infatti:

"È opinione di molti addetti ai lavori che un mancato successo dell’opa potrebbe portare ad un’ondata di vendite travolgendo tutti, visto che sono in tanti ad aspettarsi una correzione all’ingiù del prezzo del titolo Creval anche del 30%"

I rischi per i piccoli investitori

Sono proprio loro in questo momento il target preferito per realtà come Petrus Advisers. Un piccolo, e ai più sconosciuto, hedge fund, che ha attaccato Crédit Agricole "forse perché deluso che nessun pretendente, oltre ai francesi, si sia fatto avanti con un’offerta concorrente che facesse partire una gara al rialzo" ipotizza DagoSpia.

Messaggi come quello di Petrus Adviser contengono: "un’esplicita e probabilmente illecita raccomandazione a non aderire all’offerta; raccomandazione che è resa da un soggetto non autorizzato a prestare servizi di investimento e/o altre attività riservate in Italia, che ha inoltre ben pensato di provvedere ad una traduzione in lingua italiana della propria comunicazione, volendo chiaramente indirizzare il proprio messaggio verso quegli azionisti retail che hanno fatto la storia del Creval e che potrebbero non  comprendere l’inglese".

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