Tragico decesso

Elettricista muore incastrato a testa in giù in un pozzetto: terzo caso in pochi mesi

Altri due casi dalle medesime dinamiche sono avvenuti nel giro di un anno.

Elettricista muore incastrato a testa in giù in un pozzetto: terzo caso in pochi mesi
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Stava eseguendo dei lavori all'impianto elettrico di una villa privata quando, all'improvviso, sporgendosi troppo dal cantiere, ha perso l'equilibrio e per lui non c'è stato nulla da fare. Ha perso drammaticamente la vita un elettricista 42enne originario della provincia di Verona. L'operaio è stato trovato incastrato a testa in giù in un pozzetto dal datore di lavoro che non lo ha visto più arrivare al termine del turno pomeridiano. Una tragica vicenda che si va ad aggiungere ad altri due casi simili avvenuti a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro.

Elettricista muore incastrato a testa in giù in un pozzetto

Un tragico incidente sul lavoro si è verificato nel corso del tardo pomeriggio di ieri, mercoledì 6 aprile 2022. Come raccontato da Prima Verona, Matteo Zenatello, elettricista veronese di 42 anni, ha perso la vita mentre stava lavorando all'impianto elettrico nel cantiere di una villa privata in località La Ca a Fumane.

L'operaio 42enne è stato trovato incastrato a testa in giù in un pozzetto di 40 x 40 centimetri dal datore di lavoro che, alle 18,30, al termine dell'orario del turno pomeridiano, lo era andato a cercare non vedendolo più arrivare. L'elettricista, al momento del decesso, era rimasto solo nel cantiere: quest'ultimo pare che si sia sporto troppo cadendo nel pozzetto mentre stava eseguendo dei lavori all'impianto elettrico. Sul posto è giunto anche lo spisal di Valeggio sul Mincio. La salma è stata restituita ai familiari.

Morti incastrati nei tombini: è il terzo caso simile in pochi mesi

Il decesso dell'elettricista veronese si è andato ad aggiungere ad altre due drammatiche vicende dalle dinamiche molto simili, avvenuti a distanza di pochi mesi. Quella più recente si era verificata in via Palestro a Padova intorno alle 3.30 di notte del 12 ottobre 2021 quando Salvatore Masia, italiano del 1966, originario di Sassari, è stato trovato senza vita con mezzo busto all’interno di un tombino dove pare sia annegato probabilmente mentre cercava di recuperare qualcosa. Il corpo non presentava segni di violenza e dai primi accertamenti effettuati si ritiene che avesse precedentemente assunto sostanze alcoliche.

Poco più di un anno fa, invece, il 25 marzo 2021, in via Manzoni a Cormano (Milano), un uomo era stato trovato morto incastrato a testa in giù in un tombino. La chiamata alla centrale operativa del 118 è arrivata pochi minuti prima delle 6, quando un passante l'aveva visto riverso all’interno di un tombino, con le gambe fuori dal buco e la testa sommersa dentro l’acqua. L’arrivo dei soccorritori purtroppo non era servito a nulla. Il personale medico non aveva potuto far altro che constatare il decesso.

La più probabile delle ipotesi sulla sua morte, avvalorata dalla testimonianza del passante che lo aveva visto la sera precedente aggirarsi in zona con una lattina in mano, è che la vittima sia caduta nel tombino, dopo aver bevuto alcolici, e non sia riuscita a liberarsi, morendo così incastrata nel buco.

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